sabato 24 ottobre 2009

Sono stata in giro per la città, da sola, tra i vicoli della periferia, dove tutto è distrutto ma nessuno ha messo le transenne. Sono le strade che attraversavo quotidianamente, fino a sei mesi fa. Attraverso le quali andavo all'ufficio di mio padre, al mercato all'aperto o al negozietto dell'usato. Sono strade strette e ripide, ma delle ottime scorciatoie per i frettolosi. Io me le son sempre fatte a piedi così da sentire i rumori, gli odori, osservare i colori, perchè che motivo c'è di fare una stradina bella se non c'è nessuno che la veda? Io ero nessuno, anche l'altro giorno sono stata nessuno. O forse l'unica. A sentire il silenzio dell'abbandono, a sentire le finestre libere di sbattere e cigolare al vento, a osservare i panni rimasti stesi ad asciugare sei mesi e mezzo fa, sbiaditi dal sole e ammuffiti dalla pioggia, che nessuno ha avuto la cura di ritirare, a vedere le case sane, in piedi, in tutto il loro splendore, completamente abbandonate, che hanno perso il loro motivo di vivere. Che darei per occuparne una, tutta mia, in mezzo al nulla, dove neanche gli uccelli vanno più a posarsi, come se una mano invisibile li scacciasse via. E mentre gironzolavo tra queste strade, da sola, col pensiero ben piantato nel qui e nell'adesso, non potevo non immaginare la puzza dello scarico che mi tediava tanto e che adesso mi manca. I cespugli sono diventati altissimi, le erbacce incolte. Ci sono anche due orti lasciati a morire con la gramigna che non guarda in faccia a nessuno.
Lo spirito della mia città è come se non esistesse più, morto tra le macerie e dimenticato da tutti. Ora c'è uno spirito nuovo, bambino, che ancora non si conosce e non conosciamo che attira la gente, che gli fa pucci pucci.

lunedì 5 ottobre 2009

Non è vero, le tendopoli non sono state chiuse. Quelle nei paesi gestite dalle parrocchie o dagli enti locali sono ancora al loro posto, la gente non sa dove andare e rimarranno almeno fino al 15 Ottobre. Anche la tendopoli di Acquasanta sta ancora lì, più piccola ma sempre attiva. Hanno tolto la tenda della scuola, la cappella, il CSV, hanno lasciato lo stretto indispensabile, le tende, la mensa e i bagni. Giorni fa sono rientrata, mi sono fermata alla carraia e in cambio del mio documento d'identita loro mi han dato il pass visitatore. Il campo era molto più spazioso, si vedevano di nuovo le distese di brecciolino libero e non un'anima che vi passeggiava sopra. Non era più la mia tendopoli, era tutto algido, distante, tirava tanto vento, era autunno. Sotto la tettoia del caffè c'erano sedute cinque donne, le conoscevo, ho fatto colazione con loro per cinque mesi e mi sono fermata a chiacchierare. Loro non vanno via, lavorano in città e non possono permettersi di viaggiare, troppo tempo, troppi soldi, troppa fatica, tutte cose che non verranno rimborsate. Dicono che porteranno i map (case mobili), le semineranno per tutto il terreno e lo stadio da rugby diventerà un nuovo piccolo villaggio, un'alternativa gustosa e onestamente, la meno peggio. Ogni giorno c'è una riunione, ufficiale o ufficiosa, per decidere cosa fare, se andare via o rimanere, ma non si sa niente, non si sa che sarà, per ora si continua ad aspettare. Sabato scorso è andato via l'ultimo gruppo della protezione civile e dicevano che non avrebbero mandato più nessuno. Chissà che hanno deciso, non so perchè ma l'autogestione mi spaventa. Adesso, sulla strada davanti al campo tenda c'è un furgone della polizia.

sabato 26 settembre 2009

Finito. La tendopoli sta per essere smantellata e la gente spedita negli alberghi intorno alla città. La distanza, purtroppo, sarà anche di 50 km, da fare ogni giorno, andata e ritorno, per recarsi al lavoro, o a scuola, o all'università. Già adesso c'è un traffico che intimorisce, non oso immaginare l'inferno della prossima settimana. Ovindoli, Sulmona, Luco de Marsi. Ma perchè? Mi dispiace, ho l'amaro. Michele ha buttato tutta la sua roba nelle buste, anche Domenico, anche i miei vecchi coinquilini. L'hanno portata nelle macchine e via, verso le nuove destinazioni. Qualcuno farà tappa per qualche notte nella casa rotta, ma non si può stare, quindi si cambia di nuovo dimora, chissà per quanto, chissà quale sarà la prossima. La tendopoli è finita, e credo che anche questo blog.
Sono molto triste.

giovedì 10 settembre 2009

Fino a Martedì ho avuto il pass, potevo entrare e uscire dalla tendopoli come volevo, ero ancora autorizzata a stare. Lunedì sera ho deciso di rimanere a cena l'ultima volta con i miei amici.
Non l'avessi mai fatto, mi sono sentita una ladra. Una persona che sfrutta un servizio offerto a chi ne ha veramente bisogno. C'era confusione, gli animi erano davvero in subbuglio a causa delle ultime direttive. Stanno chiudendo le tendopoli e nessuno può più entrare a viverci. Chi viene mandato via, è spedito ad Avezzano, a Luco de Marsi, città lontane anche 70 km, che i cari non possono raggiungere tutti i giorni. Di questo stavano parlando un uomo con casa inagibile e un uomo della protezione civile. Di come sia assurdo spedire uomini di ottanta e novanta anni lontano dai figli, soli, senza la benchè minima speranza di rivedere la propria città, quella in cui hanno vissuto per tutta una vita.
Faceva freddo Martedì, e io mi sentivo una ladra, perchè altri persone, in un angolo della mensa, si lamentavano delle persone che, nonostante stessero nelle proprie case, continuavano ad andare a mangiare in mensa. E non è giusto, è vero, ma io volevo stare con i miei amici, almeno un'ultima sera lì. Quando ho lasciato il pass mi hanno detto che in tendopoli non potrò più entrare sola, dovrà venire a prendermi al cancello la persona che vado a trovare, e non potrò stare lì per più di dieci minuti. E' giusto, sacrosanto perchè altrimenti i campi non li smantelleranno mai, ma il mio cuore piange. Non ci stanno cazzi.

lunedì 7 settembre 2009

Questo fine settimana sono stata fuori. Sono tornata ieri sera, intorno alle 21. Incontro gli amici fuori dalla tendopoli, ci salutiamo, due chiacchiere, Michele entra a prendere la felpa in tenda e io l'aspetto fuori con gli altri. Torna da noi, con il muso lungo. Mi guarda, mi passa un braccio intorno alla vita e mi dice: -Devo dirti una cosa brutta-.
-Dimmi-
-Ci sta l'obbligo per chi risiede in case A di lasciare la tendopoli entro il 6 Settembre-
Il 6 Settembre era ieri, stamattina ho lasciato la tendopoli.
Durante la notte ho dormito poco, fissavo la luce blu di emergenza, che sta accesa giorno e notte ininterrottamente, e mi chiedevo come sarà dormire al buio. Al buio nero, non al buio blu. Dormire sola, che non ci dormo da 5 mesi.
Oggi il cielo era terso ma tirava un vento freddo, autunnale. Che pizzica sulle mani e sul viso e sembra porti sempre il profumo di castagne. Quello di stamane, però, mi faceva piangere, e col magone mi sono svegliata alle 7 pensando: di già?
Mentre infilavo i miei vestiti nei bustoni la coinquilina si è girata verso di me, ha scostato il lembo della coperta dal viso e mi ha osservato. Non si è staccata un istante dal mio corpo, osservava lentamente il volto, le mani, ogni gesto. Per goderselo pienamente. E solo dopo che mi sono girata e sono uscita ha sentito che si rigirava dall'altro lato.
Io non mi sono voltata indietro e non l'ho salutata.

Ho molti amici in tendopoli e ci tornerò ogni giorno almeno a prendere un caffè. Ma da oggi non ci vivo più. Mi ripeto che prima o poi doveva finire, e tutti si chiederanno di che mi lamento, visto che io una casa ancora ce l'ho. Ed è vero, ma ciò non toglie che mi dispiaccia davvero tanto. Questo è il primo passo per tornare alla normalità, almeno a quella mia. Ho lasciato persone che non sanno dove saranno tra due settimane, che il nostro campo sarà l'ultimo a essere smantellato, ma il tempo passa in fretta e quando si vive alla giornata ancora di più.
Chi vivrà, vedrà.
Anche se i post sono già sporadici, non chiuderò il blog. Aspetterò la chiusura della tendopoli.

lunedì 31 agosto 2009

Le tendopoli stanno chiudendo. Una dietro l'altra, stanno spedendo i loro ospiti nelle tendopoli più vicine al (fu) centro della città, tra queste c'è anche la mia. Ieri sono andata a pranzo al giapponese e di ritorno, satolla e soddisfatta, mi son trovata davanti un camioncino pieno di reti e di materassi e intorno a questo i protettori che due la volta li portavano in giro. Inizialmente credevo stessero togliendo dei posti letto, poi parlando con una ragazza ho saputo che sposteranno da noi gran parte delle persone che non troveranno sistemazioni alternative alla tenda. La nostra tendopoli è piccola e ben organizzata. Ormai noi popolani ci conosciamo tutti, dopo mesi abbiamo iniziato ad accettarci, a non parlarci o a uscire insieme. Speriamo che questo equilibrio, molto, troppo precario non venga a mancare. Perchè senno son problemi.
Ogni contingente che parte sono lacrime e io mi chiedo quale sarà l'ultimo. Siamo a quota XXII, l'ultima settimana di settembre dovrebbe essere il XXVI. Chissà che succederà. Vorrei non dover vivere la mia vita a settimane, non trovarmi a pensare "Cazzo, domani è Lunedì, emmo che faccio?", mi piacerebbe sapere cosa sarà di me e della mia vita anche a medio termine. Perchè sento il bisogno di ricostruirmi e ricostruire i miei punti di riferimento, nuovi o vecchi che siano, ma li voglio, li pretendo. Altrimenti delle mie gambe non saprei che farmene.

giovedì 20 agosto 2009

Sguazzo nella polvere. Davanti casa mia stanno costruendo le case temporanee permanenti, o come diavolo si chiamano, e le ruspe lavorano. Lavorano, lavorano dalla mattina alla sera. Devono lavorare, anzi, tanto di cappello agli operai, ma io sto soffocando. Non si possono aprire le finestre, non si può uscire dalla porta. La polvere è ovunque, e non oso immaginare i muratori come hanno i polmoni. Secondo me quando avranno finito se li sfileranno e li sgrulleranno con il battitappeti. Torno in tendopoli e c'è la polvere, sulle scarpe, sui jeans, sulle lenti degli occhiali, negli occhi, nel naso. Ho ance smesso di fumare, sentivo i polmoni appesantiti.

lunedì 17 agosto 2009

Sono stata in vacanza, non vedevo l'ora che arrivasse, non vedevo l'ora di partire e sono già tornata. Tornare è stato traumatico, non credevo facesse così male. A stare qui ci si abitua, lentamente si perde la routine conquistata in tanti anni di vita e se ne trova una nuova, più spoglia, fatta di piccole cose, ma non piccole per modo di dire, piccole davvero. Come non vedere l'ora che tutti vadano via per leggere, per vedere un cartone, per stare sul letto senza sapere che qualcuno ti sta osservando.
Per dieci giorni sono tornata nella vita vera, un po' più piena, con docce lunghe mezz'ora, lenzuola candide e materassi alti 20 centimetri. In una città intera, con i negozi, il centro storico, gli autobus, le salite, le discese, i bar, le case di muratura, una sfera di attività che colorano la vita. Ed è stato così bello alzare gli occhi e vedere le finestre intatte, che se c'era una finestra un po' sbeccata pensavo che il terremoto fosse arrivato fino lì e mi dicevo: "Ah vabbè, ha resistito", se c'era una casa malridotta pensavo che il terremoto, quello stronzo, aveva infierito. E ogni pavimento che ballava era una scossa nuova, soprattutto a Venezia, nel B&B dove ho dormito, i solai erano di legno, e quando camminavano gli americani lo sentivo fino sopra il letto. Ogni volta era paura. Poi ci si abitua, ma le prime ore sono state tragiche. E i negozi possono essere belli ed ecomonici, ma se mi manca la voglia di comprare significa che ho qualcosa che non va, perchè pensare che la nuova maglia la potrei mettere per fare la strada tra la tenda dove dormo e la tenda mensa mi intristisce. Pensare che se mi tingo i capelli l'unica persona che potrebbe apprezzarli sarebbe la vicina di letto che mi dedicherebbe un sonoro "sti giovano d'oggi fanno proprio schifo!", si perde la voglia di reagire. E mi sento scema a dire queste parole, anche solo a pensarle, perchè se mi lamento io che non ho perso niente, chi ha perso tanto che deve dire. Ma è così, si rinizia dalle piccole cose, ma se la spinta verso le piccole cose manca, le grandi cose ingranano difficilmente.

Ieri una donna diceva "Che ci vado a fare al mare, a prendere il sole, a distrarmi, non ne vale la pena". L'invasione di cavallette e le trappole delle api sono diventati i discorsi di punta della tendopoli, sono anche un problema reale, ma ciò non toglie che si parla solo di questo. E quando ci si sta dentro non ce se ne accorge, a vederlo da fuori è disarmante.

Mi sono arrivate tante cose belle in questo mese, cose che se fossero successe 6 mesi fa avrei sollevato il mondo con il mignolo del piede sinistro, ma adesso no. Sono belle, bellissime, ma non ballano.
E mi ero di nuovo abituata alla vita normale di Lubiana, che i giorni sono finiti. E i vestiti che ho comprato sono nell'armadio, e penso che portarli in tendopoli non ne valga la pena.

giovedì 25 giugno 2009

Sono nella tenda ricreativa. Dall'entrata si vede il sole che lentamente sta calando, ed accanto a me, dietro un pannello bianco, i ragazzi della protezione civile stanno cucinando. Si sentono parole sarde, toscane, genovesi. Sono seduta su una panca, mi sono appena dovuta spostare perchè è entrata una donna anziana. Capelli neri leggermente brizzolati, un lungo pastrano blu con palme gialle. Non porta gli slip e puzza di orina. Giorni fa stava davanti alla tenda della mensa piegata in avanti. Si sentiva il rumore dell'acqua che scende, e poi ho visto. Il fiotto giallo che usciva dalle sue gambe. Proprio in un vaso di fiori. La conosco e riconosco il suo odore, anche se non la vedo.
Davanti a me c'è l'uomo che dipinge, il pittore delle magliette. E' seduto con il pennello in mano, il viso volto verso il lato che sta dipingendo e gli occhiali calati sul naso. E' appena arrivato un uomo con un pacco e glielo ha lasciato. Poi si sono scambiati dei soldi ed alla fine è uscito il libretto delle ricevute. Hanno scritto qualcosa, hanno strappato un foglio e si sono salutati.
Il televisore davanti al muro è sintonizzato su SKY TG24 e racconta di Berlusconi.


A proposito di SEBACH, pochi giorni fa un amico mi ha rivelato l'arcano mistero. Sebach significa SErvizi BAgni CHimici. Non ci avevo mica pensato!

lunedì 22 giugno 2009

Non ho fatto foto, ho solo raccontato.



Purtroppo non c'è molto da dire, dalla Villa comunale a Piazza Duomo.
Un segmento di strada sotto un tunnel di impalcature per la messa in sicurezza e l'uscita in piazza. Mezza piazza, per la precisione. Una lenta e breve passeggiata sui sanpietrini e sotto il cielo nuvoloso. In un mondo che sembrava parallelo. E tutti parlavano di nuovo del terremoto, tutti con il naso all'insu a guardare. Ed anche io, mica no. Ma faceva male. E mi sono sentita una turista nella mia città, a guardare un cornicione caduto, un ufficio a vista. E mette malinconia perchè io, quei posti, li ho percorsi sbuffando, che non avevo niente da fare. Ed ora pagherei oro per tornarci.

sabato 20 giugno 2009

Domani mattina riapriranno il centro.
Non vedo l'ora di essere lì.

venerdì 5 giugno 2009

Oggi a colazione si vendevano magliette.
Sia con il colletto, modello polo, sia t-shirt, molto sbarazzine. Tutte alla modica cifra di dieci euro l'una, tutto per tifare la nostra città. Erano bianche con un'aquila disegnata sul petto, e sotto c'era scritto: L'Aquila torna a volare. O qualcosa del genere.
Un uomo sulla sessantina le stava dipingendo, seduto al tavolo della mensa. Aveva la barba lunga, gli occhiali ed una luce paradisiaca alle spalle. Un signore gli si avvicina e gliene chiede una. Gli dice che ha la taglia xxl e che non vede l'ora di indossarla, che L'Aquila è la nostra città, che dobbiamo supportarla e che gli farà tantissima pubblicità. L'uomo pittore gli dice di tornare il giorno dopo che gliel'avrebbe fatta trovare.
Ed è vero, per tutta la città si stanno moltiplicando le stamperie che si dedicano quasi esclusivamente alla stampa di loghi per L'Aquila. E quasi tutte le persone che conosco ne hanno una.

Da due giorni hanno chiuso il magazzino.
Stava sotto la tendopoli e dispensava a chi ne aveva bisogno ogni tipo di prodotto. Purchè ci fosse. E le donne andavano a richiedere sapone Nivea, sapone Panten, mutande Leabel. Tutto ciò che al supermercato si paga e conviene prenderlo gratuitamente. E nonostante i prodotti venissero dati, nel caso in cui ci fossero stati, il magazzino non andava bene, perchè le persone che andavano a richiedere tre volte la settimana sempre lo stesso prodotto iniziavano a non essere più soddisfatte. Perchè gli si diceva che i negozi sono aperti e che determinati prodotti servono anche alle altre persone. Ne hanno bisogno tutti, se si è recidivi, i problemi sono propri. E quindi un po' di gente s'è ribellata ed il magazzino è stato chiuso. Così fine dei giochi e delle polemiche.
Se il magazzino riaprisse, però, vorrei andarmi a prendere delle scarpe di tela nere con le sfiammate laterali. Quelle purtroppo nei negozi non ci sono.

C'è stata anche l'insurrezione delle donne.
La sera prima della riunione generale, c'è stata sottobanco la riunione delle donne. Ed hanno discusso prevalentemente della cucina: perche la cucina non va. Troppa carne di pollo, troppa carne di maiale. Sempre carne, carne, carne, basta! Ha sbroccato una.
Ed un'altra ha continuato: la frutta è troppo poca ed ai tavoli c'è chi se ne mangia tanta e chi niente. E le banane sono poche e se le mangiano sempre le stesse persone. E la colazione è povera ed il thè è troppo poco. Ed i distributori del caffè sono sempre rotti. E non va bene niente! Ha concluso.
Ed ora, gli uomini della protezione civile, a servire ai tavoli ci hanno messo i civili. Le civili, per l'appunto. E l'acqua ed il pane ce li dobbiamo prendere da soli. Hanno lasciato un po' di spazio anche nella gestione della cucina e della spesa quotidiana. E seppure io sono contro le polemiche, c'è da dire che da un paio di giorni si mangia mozzarella e ieri a cena c'era la pizza.

giovedì 28 maggio 2009

Ieri a pranzo ho incontrato una vecchia conoscenza.
Una signora celiaca che ho conosciuto in tendopoli. Che parla, parla, parla.
Ed anche ieri non m'ha delusa.
Nella tenda mensa la temperatura era 37 gradi, ed io stavo per spirare.
Con il sorriso sulle labbra, perchè sennò è brutto.
Mi ha raccontato cose molto interessanti sui bambini che vivono con noi e che vanno a scuola nelle tende.
Solo questo mi ha permesso di non passare a miglior vita sul piatto di prosciutto e melone.

Mi ha detto che i bambini sono molto traumatizzati, che le maestre li vedono molto nervosi e che sono pochi quelli che sembrano spensierati.
La maggior parte dei bambini, infatti, fa disegni strani.
Usano colori molto scuri, nero, marrone, viola.
E disegnano le loro case. Parzialmente e totalmente distrutte. Addirittura un bambino ha disegnato un mattone dicendo: questa è casa mia.
Poi decorano tutto con la mobilia caduta, con i giochi sparsi a terra, e con i cocci rotti.

Alcuni bambini hanno anche smesso di mangiare.
Spiluccano nel piatto la pietanza servita, senza ingerire niente. E le madri sono preoccupate. Li sforzano un poco, ed alcune riescono ad ottenere qualche boccone. Altre niente.
Ma dicono che piano piano stanno migliorando.
-Prima o poi finirà- ripeteva la donna.

M'ha raccontato, inoltre, che ieri una donna è caduta.
Si era seduta su uno sgabello fuori dalla sua tenda, e lì si è addormentata.
Non si sa per quanto tempo, fatto sta che si è ritrovata sotto il sole. Stesa a terra priva di sensi.
L'hanno raccolta quattro persone e mentre si riprendeva ha detto: -Ma io stavo camminando e poi.. Non me lo ricordo-
E' una donna molto corpulenta, con le caviglie gonfie e le guance pendule. E tirarla su non è stato facile.

martedì 26 maggio 2009

A L'Aquila hanno riaperto numerose attività commerciali.
Ristoranti, negozi di cianfrusaglie, di abbigliamento, per il fai da te.
Anche Cepu ha riaperto, invece che al centro si è trasferito in periferia.
Il primo nucleo commerciale che ha riaperto è stato il centro commerciale l'aquilone.
Il giorno dell'apertura è stata festa grande. Una sorta di pellegrinaggio verso la terra del consumismo.
Anche io ero tra quelle persone, il grigio della polvere stava iniziando a diventare noioso. Avevo bisogno di un po' di colore.
E le persone si accalcavano al bar, facendo file interminabili per un bicchiere d'acqua o per un caffè. E tutte con il sorriso sulle labbra.
Con buste e bustine strette nelle mani neanche fossero dei figli.

Giorno dopo giorno sono riaperti altri negozi.
Soprattutto quelli siti nei prefabbricati. Lontani dalla zona rossa.
E piano piano è scemata la calca dall'aquilone, e tutti hanno approfittato della scelta.
C'erano sconti dal 30 al 50%, e nessuno s'è fatto scappare la ghiotta opportunità.
C'era chi doveva rifarsi il guardaroba intero, che l'aveva perso. E che vestiva solo made in Caritas. Chi invece aveva bisogno di ricostruirsi piano piano l'umore. E per le donne, lo shopping è la cura migliore.
Io sono stata una di queste.
E la cosa che più m'ha stupito è stata la mia tendenza a comprare t-shirt sportive e pantaloncini corti.
E con le gonne in mano mi ritrovavo a pensare: -Ma con questa che ci devo fare?-
Era, ed è tuttora, rigorosamente volto ad una fresca sopravvivenza in tendopoli.
E come me, la pensano molte altre persone.

Insieme ai negozi ha riaperto anche qualche ristorante (ne ho contati tre), due tavole calde e molti bar.
Questi ultimi si sono stabiliti principalmente nelle casette di legno, sui giardinetti o sugli spiazzi dei parcheggi. E proliferano, con i clienti occasionali divenuti abituè.
Alcuni addirittura hanno messo i gazebo con le panche, i biliardini ed i bagni chimici.

E piano piano le persone stanno iniziando a cacciare il naso dalle tende. Fanno dei passetti sempre più lontani, esplorando la nuova città.
E tutti, chi più velocemente, chi meno, stanno trovando una propria, nuova, quotidianità.

lunedì 25 maggio 2009

Ieri sono stata al teatro.
Al teatro della tendopoli.
Gli uomini della protezione civile hanno tolto dalla tenda ricreativa tutti i tavoli e tutte le sedie. Al centro della stanza hanno legato un filo che andava da parete a parete e ci hanno appeso a mo' di sipario una stoffa rossa cangiante. Poi nella parte anteriore hanno allocato sedie e panche.
La sera alle 21 e 30, c'erano bambini, ragazzi, adulti, anziani. Ogni generazione era fieramente rappresentata.
E davanti a noi, sopra un palco inesistente, la compagnia teatrale Signori chi è di Scena, di Roma. Che ha presentato lo spettacolo “L'importanza di chiamarsi Ernesto”, di Oscar Wilde.
Io non l'avevo mai visto, ed è stata la volta buona per colmare la lacuna.
E' stato molto bello, divertente, sono uscita pienamente soddisfatta.
Anche i bambini hanno gradito.
Peccato che verso la fine abbiano pensato bene di prendersi per i capelli, gridare e passeggiare tra gli spettatori. Facendo insorgere tutti con sonori -ssshhhh!!-.

Ieri pomeriggio il container doccia delle donne è stato occupato.
Un uomo vi si è infilato dentro e non voleva uscire.
Con la porta aperta, davanti l'uscio, ha iniziato a togliersi la camicia, i pantaloni, la canottiera, le mutande.
Lasciando ben poco all'immaginazione.
Una signora bionda, avvolta nell'accappatoio, ha salito i tre gradini del container e s'è trovata davanti il mero spettacolo. Con le mani nei capelli ha proposto all'uomo di uscire, prima gentilmente, poi meno. E vedendo che l'uomo non ne voleva sapere, è corsa a chiamare aiuto.
Nel frattempo, un uomo che ha assistito alla scena è andato dall'occupatore e con le buone maniere l'ha convinto ad uscire.
E quando due energumeni civili, guidati dalla signora bionda, sono arrivati al container, non hanno trovato nessuno. Hanno controllato ogni box doccia, hanno salutato la signora e se ne sono andati via. Un po' delusi.
E la donna è entrata a farsi la doccia.

venerdì 22 maggio 2009

Un uomo entra nel container bagno.
Ha in mano un rotolo di carta igienica e le salviette detergenti.
Entra in un wc e fa per chiudere la porta.
La porta non c'è.
L'uomo si gira ad un amico e, con tono indagatore, dice:- Ah, oggi pure le porte, se ne sono andate!-
L'amico risponde: -No, le hanno solo aperte-
Allora l'uomo, imbarazzato: -Ah, scusa, non c'avevo pensato-

Dietro ai bagni chimici c'è una tenda verde dove si posano provvisoriamente i letti per la pulizia delle tende.
Lì ci appoggiano tutti e dico TUTTI i letti delle persone.
Una donna sta impacchettando la sua roba, per riporla lì dentro.
Mentre stanno spostando le brande, lei chiede ad un protettore:
-Avete tolto la cacca dei cani da dentro quella tenda?-
Il protettore risponde con sorriso orgoglioso: -Sisi, proprio ieri! E l'abbiamo anche disinfestata dalle pulci-

giovedì 21 maggio 2009

Oggi mi sento tanto Sara Senzatenda.

Ieri sera sono rientrata in tenda, e la signorina Anna mi ha annunciato che stamattina ci saremo dovuti alzare alle 7, perchè alle 8 sarebbero venuti a smontarci le tende.
Si, le otto, voglio proprio vedere, ho pensato.
Stamane mi sono alzata alle 7, sono andata a fare colazione ed alle 7 e 30 sono rientrata in tenda.
Ho iniziato a riporre tutte le mie cose in due grandi scatoloni e li ho posati sul letto.
Alle 8 e 01 la mia tenda è stata assaltada dieci uomini in divisa arancio, muniti di muscoli e picconi, pronti a sradicarmi la tenda. In due hanno caricato tutti i letti, ed all'urlo di oplà hanno iniziato a cacciarli.
Poi, in otto, hanno caricato la tenda e l'hanno portata dietro i bagni. Vuota ed aperta come una vongola.
Infine sono arrivate due ruspe cariche di brecciolino, ed un braccio escavatore, che ha fatto un foro al centro. Ci hanno gettato dentro i sassi e poi non so, sono dovuta andare via. Stavo respirando troppa polvere.
Ed ora tutti i miei averi sono lì, alla mercè di chiunque passi, sorvegliati da due uomini sorridenti e chiacchieroni.
Ed io non posso schiodarmi di qui, perchè non appena finiscono di lavorare devo rimettere tutto a posto. Rifare i letti e sgombrare gli spazi comuni.
Ora sono nella tenda del CSV, dove c'è la libreria ed i tavoli con i pc.
Ho chiesto per che ora è prevista sistemazione delle tende, ma non lo sanno.
In serata, hanno detto.
Ne approfitterò per leggere un po'.

mercoledì 20 maggio 2009

Stanotte sono rientrata all'1.
Capita raramente di fare questi orari, perchè in tendopoli, sia io, sia i miei amici, siamo un po' ammorbati.

I cancelli erano chiusi. La casetta di legno costruita per i controllori dei pass, smontata.
C'era un'atmosfera pesante, complice anche la genziana che ho bevuto.
Apriamo in cancello, mostriamo i pass e rientriamo. Mentre camminiamo sul viale, un uomo della protezione civile ci viene incontro. Corre. Ci supera e va ad avvisare un gruppetto di uomini che sta all'entrata.
Una donna si è sentita male.
Un'autoambulanza ci passa accanto e si ferma alla tenda di un amico che stava con noi. Un'anziana è svenuta, caduta a terra senza che nessuno se ne accorgesse.
L'hanno soccorsa i parenti non si sa dopo quanto tempo e l'hanno recuperata gli infermieri del Posto Medico.
Con lei c'erano il fratello e la cognata. Un'infermiera prende sottobraccio la cognata e la porta con sè, a Davide, il nostro amico, lasciano il fratello. Che piange, si pettina e gli si attacca al braccio.
Rientrano in tenda.
-Buonanotte- ci salutiamo, -Buon divertimento-

Io e Domenico rimaniamo a passeggiare. Fumiamo una sigaretta e chiacchieriamo.
In giro c'è fermento.
I protettori sono appostati davanti alla mia tenda.
Con le mani dietro la schiena, la testa dritta e le gambe larghe, guardano la tenda davanti alla mia. Senza perderla di vista.
All'improvviso tutti corrono verso un'unica direzione. Verso un angolo della tendopoli.
Ed accerchiano un uomo.
Ha i capelli biondi legati a coda, i pantaloni larghi e corti.
E’ il biondo, il nuovo acquisto del campo.
Iniziano a parlare ad alta voce, dicono che certe cose non si devono fare, che bla bla bla. Non si capisce.
Una donna si sveglia per le urla. Esce, si accende una sigaretta e ci raggiunge. Chiede che è successo.
Poi ci racconta che la sera ha sentito degli uomini parlare al walkie talkie, che c'era un sospetto e che a mezzanotte dovevano controllare che fosse rientrato.
Forse è lui, pensiamo.
E' un uomo strano, e la moglie lo è ancor di più.
Prende il cibo da tavola e se lo infila in borsa. Soprattutto bottiglie di vino e frutta. A volte prende anche il pane e lo tira ai piccioni. Attirandone intere schiere.
Come se non avessimo già abbastanza rogne con gli animali.
Da due giorni monta anche una bancarella. Accanto ai bagni chimici stende dei vestiti per bambini, usati. E li lascia sotto il sole per tutto il giorno.
Tutti passano e guardano, domandandosi perché. Ma la risposta già la sanno, è strana.
E poi urla al telefono dicendo che qui la trattano male. Che tutti la osservano e la criticano.
Di certo non passano inosservati.
E, si, sono proprio dei tipi strani.

domenica 17 maggio 2009

Ieri volavano gli aquiloni.
Ieri mattina è venuto un gruppo di quattro ragazzi, da Roseto degli Abruzzi, ad insegnare ai bambini del campo a costruire gli aquiloni.
Hanno preso delle buste di plastica nere, le hanno stese su dei tavoli e le hanno spianate. Hanno preso dei bastoncini di legno e li hanno attaccati sulla plastica. Incrociati, perchè facessero da assi principali.
Poi li hanno decorati. Con scritte colorate e disegni.
In uno scatolone c'erano gli aquiloni veri. Quelli prefabbricati.
E sono stati dispiegati in aria per tutta la giornata. Guidati da uomini adulti e ragazzi e bambini.
Ed erano trasparenti, azzurri e gialli.

A cena c'erano i fiorentini.
Un gruppo di persone sedute accanto a me, che parlavano alla loro maniera.
Venivano da fuori e parlavano della nostra città, che era bella, che il cibo è buono.
Essi, penso io. Era proprio bella.
Mentre stavamo mangiando la fettina di carne con il purè di patate, li ha raggiunti una signora. E' famosa nel nostro campo, anziana, con il viso scuro, i capelli corti brizzolati e la voce sfiatatamente acuta.
Parla sempre, senza sosta. E ieri ha chiacchierato con loro.
Ha raccontato che lei ha un'amica di Firenze che non vede da tanti anni.
Le vorrebbe mandare qualche prodotto tipico aquilano ma è povera e non può pagare le spese di spedizione.
Ha chiesto se potevano recapitarglielo loro.
Ed ha chiesto a noi che cibi tipici poteva mandare.
Abbiamo proposto salami, cicolane, formaggi.
Gli arrosticini. Spiedini di carne di pecora da cuocere sulle fornacelle. Da mangiare preferibilmente per una giornata intera sdraiati su un prato sotto l'ombra.
Ma sono cibi deperibili. Un viaggio lungo non li farebbe arrivare sani e salvi.
Ed è stato suggerito il torrone Nurzia e la genziana.

Tempo due minuti ed il discorso ha cambiato rotta. Ed è tornato alla base: il terremoto.
I fiorentini hanno chiesto come stava la casa della signora, dove si trovava e come avrebbe fatto da adesso in poi.
E lei ha raccontato la sua nottata. Quella del 6 Aprile. Fatta di urla, pianti e travi in testa.
Sempre lì si va a parare. Sempre del terremoto si parla.
Ed anche stamattina al Posto Medico. Un anziano ed un'infermiera discutevano di case distrutte e morti.

venerdì 15 maggio 2009

Da quando ho sentito l’ultima scossa dentro una tenda, sono passati tanti giorni.
E, quella di ieri sera, proprio non me l’aspettavo.
In casa, le scosse, si sentono fortissime anche se la magnitudo è bassa. E sembra che da un momento all’altro venga giù tutto. Ma poi non succede niente. Tutto trema, poi c’è il boato e poi basta.
Ma in tenda il terremoto non si sente.
Non traballa niente, ed anche se si muove qualcosa, comunque non fa rumore.
Ma ieri sera si.
Alle 22 e 30 l’ho sentito. E c’è stato un boato che credevo fossero gli spalti che crollavano.
Le gambe hanno iniziato a tremare senza controllo, ed anche se stavo tranquilla, loro non accennavano a fermarsi. Ma tempo dieci minuti, ed è tornato tutto come prima.

Stanotte ha piovuto tanto.
E sono stata svegliata dal martellare continuo della pioggia. Il tempo di fare una visita ai bagni, il tempo di bagnarmi fradicia, che sono tornata a dormire.
E stamattina, a colazione, c’era il silenzio. Nessuno fiatava.
Solo un uomo sussurrava al suo dirimpettaio di tavolo:
-Non me ne posso andare dalla tendopoli, se poi non mi danno la casa di legno?-
-Ma fa troppo caldo, non puoi rimanere-
-E se vado via e se non mi danno niente? In tenda non ci stare per sempre!-
E mangiavano. Uno un cornetto Bauli, l’altro dei biscotti secchi.

Ieri pomeriggio hanno portato i condizionatori.
Uno per ogni tenda.
E nella nostra, non c’è posto per allocarlo.
Sull’entrata, infatti, ci sono montagne di bustoni neri.
Le cataste di panni della signorina e del signorino impediscono a chiunque di muoversi agilmente. A volte, durante la notte, minano la vita degli inquilini, crollando sui letti di chi dorme. Il giorno, invece, crollano sulla strada, facendo inciampare chiunque tenti di passare.

giovedì 14 maggio 2009

La gita romana non è stata un granché.
Hanno sentito tanto caldo ed il viaggio è stato un pellegrinaggio. Da trenta che erano sono partiti in dodici.
La signorina Anna è tornata con il broncio.
Lo scopo della spedizione era andare a Cinecittà, che ci stava ju teatru deji animali.
Sono andati al circo e lo spettacolo l’avrebbe dovuto presentare Fabrizio Frizzi. Ma non si è presentato. Ed i due fratelli hanno trascorso la serata chiedendosi il perchè.

Intanto, per i bambini ed i ragazzi, sono state proposte delle attività.
Le donne di mezz’età insegnano alle bambine ad ammassare la pasta. Gli hanno dato delle lunghe tavolate dove ci stendono la farina e ci versano l’acqua. Per poi amalgamare il tutto. Poi con il matterello stendono la pasta e con i coltelli di plastica la tagliano.
Sono molto brave, ha detto la loro maestra. Imparano subito.

Da una settimana, inoltre, insegnano a ricamare all’uncinetto. Il fine è quello di fare una coperta della tendopoli di Acquasanta e dedicarla a tutti noi terremotati.
La lezione c’è di pomeriggio e coinvolge sia le bambine, sia le donne, sia le anziane. Ed anche questo corso riscuote notevole successo.

C’è anche la scuola.
Le insegnanti sono le donne della tendopoli che avevano le cattedre a L’Aquila.
Le classi vanno per fasce d’età, e si cerca di tenere i ragazzi allenati e non far dimenticare le cose imparate fino ad Aprile. Anche perché alcuni devono fare gli esami delle medie, altri quelli di stato.

La sera, invece, vengono proiettati dei film.
Quello di prima serata inizia tra le ventuno e le ventuno e trenta, e quello in seconda serata inizia alle ventitre. Ma l’orario è flessibile perché dipende dalla durata del film precedente.
In alcune tendopoli si sceglie il film per votazione. Si propongono più titoli e si va ad alzata di mano. Alla nostra tendopoli, invece, dal pomeriggio vengono affisse le locandine sulle bacheche senza la possibilità di scelta. Ma tutta la popolazione è invitata a proporre titoli.

Altre volte, quando c’è la partita, viene acceso il televisore lcd della tenda mensa A. E lì si raccolgono tutti gli uomini della tendopoli. Sia gli appassionati di calcio con lo scopo di vedere la partita, sia i non appassionati. Con lo scopo di non rimanere a spettegolare con le donne.

mercoledì 13 maggio 2009

Sto evaporando.
In tenda fa un caldo fetente e all’aperto si rischia l’insolazione.
Finalmente è arrivata la bella stagione. Io non me ne lamento, ma qui ci sono gli anziani che boccheggiano come pesci sulla spiaggia. Si ancorano agli uomini della protezione civile e pascolano per le vie, tra le tende. Dove i tetti fanno ombra.
Il pomeriggio, nelle ore più soffocanti, le tende vengono anche innaffiate.
I protettori passano, pompe alla mano, a spruzzare acqua sul brecciolino e sui teloni superiori. Per evitare che la situazione degeneri.
Ma noi aquilani lo sappiamo. L’Aquila è crollata ma il clima è sempre lo stesso. A Giugno tornerà il freddo polare.

Oggi c’è la gita a Roma.
L’appuntamento è stato alle ore dieci davanti alla tenda segreteria. Dove un pullman è arrivato a prelevare uno stuolo di trenta persone. Erano tutti entusiasti e sorridenti, con in mano una busta di panini e lo zaino sulle spalle.
Tutti muniti di cappellini e t-shirt bianche.
Erano pressoché uomini e donne sulla mezza età. Anche i miei coinquilini sono partiti, e non si reggevano dall’euforia.

Il virus intestinale, nel frattempo, dilaga.
Tanto che è salito di livello ed ora si chiama “epidemia”.
Sono due notti che metà della popolazione del campo si dà appuntamento ai bagni chimici.
Nella mia tenda siamo stati male tutti tranne una persona. E sono due giorni che a pranzo e cena di mangia in bianco. Minestrina, pollo lesso, patate bollite.
Io ho ancora un po’ di crampi, ma per fortuna il vomito è passato.
Sul brecciolino, invece, proprio fuori l’uscio delle tende, si possono trovare numerose chiazze scure. Dove, le persone che non hanno fatto a tempo a scappare al bagno, hanno liberato lo stomaco.
E, da qualche giorno, anche il personale medico è stato decimato.

-Girano i pidocchi-
Questo ha annunciato, ieri pomeriggio, una donna vicina di tenda. Mentre io e Domenico parlavamo dell’università.
Lei si grattava la testa, spero suggestionata.
Ed anche noi abbiamo iniziato a grattarci, ma non appena abbiamo cambiato discorso il prurito è sparito.
I capelli di molti bambini e bambine sono stati tagliati. E girano per il campo dei caschetti niente male.
Quasi quasi ci faccio un pensierino anch’io.

martedì 12 maggio 2009

-Dicono che a Piazza d'Armi si sono presi a coltellate-
-Ah si? E chi?-
-Ma certi, non so.. Dicono slavi-
-Sicuro si saranno rubati qualcosa-

Queste sono state le parole con le quali mi sono addormentata ieri sera. Con un pizzico d'amaro.
Anche nel nostro campo tenda ci sono numerosi slavi. E a dire il vero, neanche qui sono visti di buon occhio. Soprattutto per come si comportano i loro figli.
A pranzo e cena, quando non è possibile scegliere con chi stare, le persone che capitano vicino ai bambini slavi escono con le mani nei capelli. E con i panni sporchi.
Sul campo da rugby è stato buttato il brecciolino, e tutte le scarpe si riducono a bianche. Soprattutto quelle dei bambini. Soprattutto quelle dei bambini slavi.
E proprio loro sono soliti stampare sui pantaloni dei vicini le loro piccole suole.
Oppure far cadere dove capita il primo, il secondo e l'acqua.
I genitori fanno l'impossibile per farli stare buoni, ma non si capisce perchè, fermi non ci si stanno mai.

Spesso si incontrano ai distributori di vivande.
In fila, sempre davanti a tutti, a prendere il caffè ai genitori.
E con le loro candide manine appiccicose pigiano tutti i tasti, lasciando strane impronte digitali. Ed erogando un numero indefinito di bevande.

Oltre agli slavi ci sono anche altri extracomunitari.
Qualcuno è di colore.
Il più famoso del campo è il marocchino. Lo si può sentire tutte le sere dopo le 21 e 30, passando per il "corso".
Russa talmente forte, che se avesse un altoparlante si sentirebbe meno.
Io, ovviamente, sto alla tenda dietro la sua, e prima di prendere sonno lo ascolto sempre con entusiasmo.
I suoi coinquilini si sono tutti trasferiti. L'ultima famiglia ha cambiato tenda quattro giorni fa, e finalmente ieri mi hanno detto che hanno iniziato di nuovo a dormire.

lunedì 11 maggio 2009

Il virus intestinale è arrivato anche a me. Fortuna che non ero a L'Aquila.
Volevo vedere a correre per la tendopoli, nel cuore della notte, con in mano carta igenica e salviette. In cerca di un bagno chimico.
Ed anche Marco, un altro coinquilino, si è ammalato. E mi ha detto che in questo campo, adesso, stanno male 20 persone.

Sono quattro giorni che fa caldo.
A mensa, nelle tende, nei bagni. Solamente all'aria aperta si trova un po' di refrigerio. E va bene così. Anche se, se penso che due settimane fa ha nevicato, mi sembra una presa in giro.

Ieri a pranzo, nella tenda mensa B, ho chiacchierato con una donna.
Doveva lavare i panni nella lavatrice, ma aveva un rospo in gola che doveva buttare fuori.
Da una settimana a questa parte, c'è una donna che fa la lavatrice.
Arriva sotto al magazzino con le sue valigie di panni sporchi ed occupa puntualmente quattro lavatrici. Contemporaneamente.
Impedendo alle altre donne di sbrigare la loro faccenda.
-Ma diteglielo- le ho risposto. Forse troppo ingenuamente.
Glielo abbiamo detto.
Molte volte finisce a botte.
Giorni fa, invece, è successo che la donna in questione si è allontanata qualche minuto, ed alcune persone le hanno stoppato il lavaggio e le hanno gettato i panni fuori la lavatrice.

Ieri sono entrata nel bagno container.
Mi dovevo asciugare i capelli. Attacco il phon allo spinotto ed accendo.
Accanto a me c'era una donna. Una puzza di tinta per capelli che neanche dal parrucchiere.
Le sorrido. Buongiorno, dico.
Aveva in mano due pennelli e se li strofinava in testa. Erano mezzi secchi e la tinta nella vaschetta quasi finita.
Ogni tanto si fermava, posava gli attrezzi e prendeva il pettine. Ed iniziava a separare i capelli come uno scultore sulla creta.
-Le serve una mano?- le ho chiesto -Facevo io la tinta a mia madre, non sarò una parrucchiera ma me la cavo-
Lei mi sorride ed iniziamo a parlare. Sembra entusiasta della mia proposta. E mi dice che i parrucchieri di qui, dopo il terremoto, hanno iniziato a prendersi cento euro per una tinta.
Non sa se è vero o se son voci, ma sicuramente non vale la pena farsi i capelli per stare in tendopoli, soprattutto spendendo tutti quei soldi.
Ci si deprime nel vedersi trascurati. Con i panni sporchi ed i capelli in disordine. Quindi la tinta vale la pena farsela da sè. Per guardarsi allo specchio ed essere soddisfatti.

Ieri sera l'ho vista passeggiare il per "corso", e le ho fatto i complimenti. I capelli le son venuti davvero bene.

Sabato è arrivato il nuovo gruppo della protezione civile.
Mentre l'altro gruppo era composto da individui molto giovani, questi sembrano più adulti.
Tra di loro c'era il nostro primo cuoco. Bravissimo. Ci preparava sempre piatti semplici, leggeri ed ottimi. E ieri a pranzo ne ho riconosciuto la mano.
I nuovi, invece, sono troppo meticolosi. Sembrano dei soldatini telecomandati.
Stamattina, una donna, voleva mettermi la colazione nel piatto. Ma io non volevo. I biscotti che devo mangiare voglio scegliermeli io, così ho preso la pinza e mi sono servita.
Ma i primi giorni è sempre così. Se potessero ci imboccherebbero. Alla fine, invece, si rilassano e sono sia più simpatici che più rilassati.

mercoledì 6 maggio 2009

La mia coinquilina, la signorina Anna, sta male.
Ieri mi sono svegliata e l’ho trovata sepolta da una dozzina di fogli di giornale, con un bicchiere di thè e gli occhi piagnucolanti.
-Ho vomitato tutta la notte- ha detto. Augurandomi il buongiorno.
Sbraitava al fratello che le serviva un limone e che doveva correre a compraglielo.
Alla mensa del campo non c’era.
Da queste parti gira un virus intestinale che prima propina vomito e mal di pancia, e poi diarrea. Senza sosta per circa una settimana.
In tendopoli ho sentito già di diversi casi, ed ora la coinquilina è una certezza.
Stanotte si è alzata cinque volte per andare al bagno, ripetendo: non mangerò mai più.
Peccato che stamattina abbia fatto colazione con un pacco di oro saiwa e non so quanti taralli.

Ed il fratello le orbita intorno, asciugandole il naso e chiedendole di cosa ha bisogno. Accoglie tutte le offese ed i maltrattamenti, senza nulla dire.
E’ il perfetto infermierino.

Dimenticavo: è un mese che non dormo nel mio letto.
Preferisco andare a cena intorno alle 20 e 30.
Quando la calca scema e si può entrare in tenda mensa senza fare la fila. A quell'ora servono abbastanza in fretta e c'è poca confusione. L'unico problema è che spesso il primo o il secondo è finito, ed i cuochi ripiegano su fette di formaggio o scatolette di tonno.
Io non mangio formaggio ed il tonno è mio fido alleato.

Ieri sera è andata così.
Entro in tenda mensa e mi siedo ad aspettare. Dopo due minuti arriva un ragazzo che mi porge un piatto di sugo al ragù con del riso. Io lo assaggio e non mi piace.
Lo lascio al mio vicino di tavolo.
Mentre sto aspettando il secondo, dietro di me si sentono schiamazzi. Una donna sta discutendo con un ragazzo, prima sottovoce, poi no.
Il ragazzo si sta vistosamente lamentando.
-Questo non è neanche cibo per cani!- urla -Le crocchette sono meglio!! Che schifo!! Alla tendopoli di Globo danno quattro primi, che merda è questa! Io me ne vado-
Un monologo durato qualche minuto, che ha ammutolito noi dei tavoli intorno.
Penso che le persone della protezione civile l'abbiano sentito.
E la prima cosa che ho pensato è stata: davvero a Globo fanno scegliere tra quattro primi?

Ma, in parte, è vero. Il cibo sta diminuendo.
Da una settimana a questa parte le porzioni sono ridotte e le salsicce con i fagioli giacciono nei nostri piatti sempre più spesso. Io mi mangio una mela e va bene così, ma gli stomaci pretenziosi storcono il muso.

Da dieci giorni, all'ingresso della mia tendopoli, c'è una casetta di legno.
L'hanno montata durante i giorni del diluvio universale, e da allora ci guarda sardonica entrare ed uscire.
Anche lungo la ss17 e le stradine cittadine se ne possono trovare molte. Posate ai cigli della strada a dire: guardate, noi si che siamo toste!-
Ed è vero, loro sono toste. Sarebbe stato meglio pensarci prima.

lunedì 4 maggio 2009

Oggi ho fatto un lungo giro per la città.
Ero sola e dovevo arrivare alla stazione. Ho percorso in macchina il tragitto che facevo quotidianamente, prima del terremoto. Ed ho notato che hanno iniziato ad abbattere alcuni edifici.
Mentre guidavo, buttavo l’occhio a destra e sinistra, e spesso e mal volentieri, dove prima l’occhio si posava su qualche palazzo, oggi s’è posato sulle macerie. Quelle nuove.
Cumuli di mattoni, cemento e ferraglia, sotto la luce del sole. Ed accanto c’erano sempre ruspe e mezzi dei vigili del fuoco, a recintare e sorvegliare i lavori.
Sui cigli delle strade si sono insediati anche i venditori ambulanti.
Ci sono sia i furgoncini della porchetta, sia quelli dei formaggi e salumi tipici. Ed alcuni vogliono strafare, offrendo tutt'e tre.

Oggi è stata una bellissima giornata.
Il cielo terso per tutta la mattina, e ad ora di pranzo la temperatura ha toccato i 22 gradi.
Dal conto mio ho potuto sfoggiare la t-shirt donata dalla Caritas.

Ieri al campo doveva venire il parrucchiere.
E’ un ragazzo simpatico e molto bravo, che lavorava al centro di parrucchieri dove andavo da due anni.
Per tutta la settimana, la segreteria del campo, ha raccolto le prenotazioni delle donne.
Donne di tutte le età si accalcavano davanti all’uscio della tenda, provviste di capelli bianchi, ricrescite improprie e acconciature da far invidia ad Elvis.
Purtroppo il parrucchiere non s’è presentato, generando rivolte mascoline. Le donne anziane erano le più incallite.
Non si fa così, dicevano.
Si prende gioco di noi!
Se potessimo scegliere col cavolo che andremo da lui.

Inoltre, la mia coinquilina, la signorina Anna, è tornata alla carica per quanto riguarda l’ordine e la convivenza.
Con noi dorme un uomo tornato dalla Puglia solo per stare vicino al lavoro. Si alza la mattina alle 7 e torna la sera alle 19. E non bada a rifarsi il letto, né a stendersi le lenzuola, né a rimpolparsi il cuscino.
E la signorina Anna non lo gradisce.
Gira e rigira intorno al suo letto, mugugnando di riassettarlo. Ma non lo fa mai. Lamentandosi che lei non è la serva di nessuno e che se teniamo la tenda come un porcile, sono fatti nostri. Tanto lei il suo letto se lo ricopre.

domenica 3 maggio 2009

La connessione non funziona. Domani dovrebbe venire il tecnico a controllare. Speriamo bene.

In giro per la città si iniziano a vedere i primi turisti. Vengono e si fermano sui cigli della strada a sbirciare coi binocoli.
Si sono fatti vivi anche alla tendopoli di Onna. Tanto che gli uomini della protezione civila hanno iniziato a non fare entrare le persone dopo le 22.

Oggi, a pranzo, ho conosciuto una donna celiaca.
Mangia solo riso e patate perchè la sua pasta non le piace. In tendopoli ci sono tre cecliaci, ed a quanto pare è la tendopoli meglio fornita di prodotti per loro. Hanno pasta, biscotti ed anche qualche dolce.
La donna ne era orgogliosa.

Suo figlio aveva appena trovato una coccinella, messa in un ovetto di plastica insieme a quattro steli d'erba. Scorazzava per tutto il tendone mostrandola a chi capitava. La donna celiaca, la madre, ci ha detto che da quando sta al campo, suo figlio è un altro bambino. Ride e scherza con tutti, chiacchiera e lo si deve tenere sempre sotto controllo. Sennò sparisce e chi lo trova più.

Oggi a pranzo bistecca. E' stata una festa!
Servita in pompa magna con contorno di patate arrosto.

sabato 2 maggio 2009

Oggi è giornata di partenze.
I gruppi della protezione civile lasciano la tendopoli di Venerdì o di Sabato. Almeno quelli di Acquasanta.
E gli scorsi week and i volontari si scambiavano numeri di cellulare, indirizzi e-mail, si scrivevano saluti e frasi affettuose sulle t-shirt e sui cappellini.
Era bello, divertente ed anche triste. Perchè la partenza dei protettori più simpatici è un po' come la partenza dai villaggi turistici. Un permanente stato di malinconia che dura tutto il tempo della colazione. Ma non appena si esce dal tendone mensa, torna tutto come prima. Perchè per noi non è la fine della vacanza.
Ed oggi tutti che facevano foto. Civili abbracciati a volontari e volontari abbracciati ad altri volontari. Tutti sorridenti ed assonnati, con la bocca che sapeva di caffè.
Ed io mi stavo godendo l'addio, seduta su una ruota di legno, bevendo il mio caffè, quando quattro uomini semi vestiti in divisa, sono corsi fuori una tenda militare, tirandosi dietro una brandina. E sopra c'era un uomo, in mutande, sdraiato sul letto che cercava di coprirsi. E rideva.
L'hanno scaricato al centro del campo, l'hanno accerchiato ed hanno iniziato a fotografarlo.
E poi l'hanno ricaricato in spalla e riportato dentro la tenda.

So che le associazioni di volontariato, come la Misercordia e l'Anpas, propongono settimanalmente ai singoli volontari di partire. Poi sono loro, compatibilmente con gli impegni lavorativi, a decidere se venire o meno. E tutti quelli che ci lasciano sperano sempre di tornare presto.

Stamattina era bel tempo. Non c'era il sole ma almeno non pioveva e non tirava vento.
Stamattina, per il secondo giorno di fila, sono riuscita a fare la doccia.
E stamattina, mentre mi lavavo, ho origliato.
Davanti la mia porta, chine sui lavandini, c'erano due donne intente a fare il bucato.
La prima era slava e l'altra italiana, che parlavano delle reciproche sciagure. La donna italiana viveva a San Francesco. Un quartiere de L'Aquila. La sua casa è da abbattere e le sono morti cinque amici.
La donna slava è sola. Casa sua era in periferia, non so dove, ed è crollata. Suo marito vive e lavora in Macedonia, suo figlio in Grecia, e lei sta qui a fare la badante ad una donna anziana. Alla quale stava lavando una sottana.
Era amareggiata e strofinava il sapone con rabbia. Ripeteva che questa è la vita, ma che è stanca e che non ne può più.

Ieri è stato il giorno del cambio delle lenzuola.
La gente si accalcava al magazzino ad aspettare la biancheria.
Ed una donna dietro un tavolino registrava i nomi e la consegnava.
E girando per il campo c'erano i materassini a prendere l'aria, reti scoperte e mucchi di lenzuola sporche.

Durante questi giorni di pioggia, inoltre, alcune tende si sono allagate.
Le tende, infatti, sono posate sul terreno dello stadio da rugby, non considerando il problema fango.
Ed in questi giorni le ruspe hanno sparso il brecciolino ovunque, non lasciando spazio alla terra.
I volontari hanno deciso di alzare anche le tende, per sistemare il suolo sottostante.
Uno alla volta, hanno sgomberato i tendoni dai letti e dalle cose personali degli inquilini, otto uomini li hanno sollevati e li hanno posti al centro del corso. Sulla parte lasciata scoperta è stato seminato il brecciolino. Che drena l'acqua ed isola dal fango.
Tra ieri ed oggi sono state omologate due file di tende. Nel giro di cinque o sei giorni dovrebbero sistemare tutto il campo.

giovedì 30 aprile 2009

Continua a piovere e la connessione non c'è.
Stanotte si sentiva un martellare fetente sulle tende, neanche un martello pneumatico. Ed all'1 di notte non riuscivo ancora a dormire.
Stamattina anche la coinquilina aveva due occhi come un camaleonte.

Però, oggi, alle 7 e 30 c'era il sole. Ed il cielo era sereno.
Sono andata al bagno e mi sono diretta alla tenda mensa. E lì ho trovato la sorpresa: la fila del thè non c'era.
Per smistare la fila alle bevande, infatti, è stato posato un enorme erogatore di the, caffè ed orzo, proprio accanto al tavolo del buffet, e l'addetto erogatore era il nano.
Il nano è un ragazzo della protezione civile, basso, con un pancione gigante che pare morbidissimo, ed una barba che farebbe invidia a Babbo Natale. Identico spiccicato a Gimli del Signore degli Anelli. E quando si fa le trecce è la fine del mondo.

In compenso hanno bloccato le macchinette che distribuiscono bevande gratuitamente.
Erano continuamente guaste e tutti se ne approfittavano. Si vedevano popolani girare per il campo con quattro bicchieri di cioccolata calda per poi lamentarsi del mal di pancia e dei problemi intestinali.
Persone fisse a pigiare i tasti del caffè e gli anziani che aspettavano per ore il proprio turno.
Hanno fatto bene così.
Adesso il caffè vale 30 centesimi, e li vale tutti.

L'altro ieri sono andata a parlare con il CVS Abruzzo per chiedere se serve gente alla manutenzione della biblioteca. E, si, serve.
Io e Marco (un amico) dovremo contattate gli editori per farci mandare i libri, poi registrarli e catalogarli, e tenere le entrate e le uscite.

Ieri sono stata a Pescara.
Dopo venti giorni ho passeggiato per un centro storico, ho visto negozi e vetrine illuminate. Poi sono stata a cena al ristorante giapponese e mi sono sfondata di sushi.
Ci voleva proprio.
Stanotte sono tornata satolla e soddisfatta.
E stamattina avevo un sorriso stampato sulle labbra, che neanche Zakk Wylde avrebbe potuto togliermi.

martedì 28 aprile 2009

Oggi, a L'Aquila, è arrivato il papa.
Oggi, a L'Aquila, hanno chiuso le strade.
Stavo sulla superstrada che collega L'Aquila alla ss17, quando una volante della polizia spunta da una piazzola di sosta e si piazza al centro della strada.
Io intelligentemente la aggiro e proseguo, fino a che una fila interminabile di macchine mi ferma.
Piove.
Tutte le macchine sono spente. Ad una ad una le macchine davanti a me fanno inversione e si rigirano. Le altre vanno avanti e gli autisti scendono dalle vetture. Anche io spengo la macchina e scendo, per chiedere cosa è successo.
-Sta passando il papa- rispondono -Hanno bloccato tutta la statale-.
Tutti che sbuffano rimanendo sotto la pioggia, io invece risalgo in macchina ed attendo il via libera. Per venti minuti.

Anche in tendopoli la venuta del papa ha creato subbuglio.
Tutto è iniziato ieri mattina, quando un uomo basso e snello dal viso fedelissimo, ha fatto il giro delle tende chiedendo chi volesse andare a vedere il papa. Che hanno organizzato un pullman per ogni tendopoli.
Quello di Acquasanta so che ha riscosso poco successo. Le anziane sono insorte, compresa la mia coinquilina.
Le fedeli, infatti, si sono tagliate fuori dall'evento.
-Perchè a Scoppito si e qua no?-
-Perchè non fa il giro per tutte le tende di tutte le tendopoli? Mica teniamo la rogna?-
-Se lui non viene da me, perchè io devo andare da lui?- domandavano.
E così via, per tutto il giorno ed anche la mattina di oggi.

Dunque le fedeli hanno preferito seguire la diretta in televisione.
E durante il caffè di dopo pranzo, una di loro mi ha raccontato che si sono tutte commosse. Che distribuivano i fazzoletti e che solo all'idea della santa messa le riveniva da piangere.
-Noi aquilani semo tutti uccelli nel cielo. Sparpagliati ma uniti- ha concluso.
E’ da ieri sera che piove.
Non ha smesso per tutta la notte, eccetto cinque minuti.
Il fine settimana è stato buono. A sprazzi ha fatto anche caldo.
Stamattina appena alzata sono andata al bagno e poi mi sono avviata verso la tenda mensa A, dove facciamo colazione. Per strada, lungo il corso, già passavano i primi vigili muniti di pala e zappa. Per scavare i canali di scolo.

Ieri pomeriggio girava voce che ci sarebbe stata una scossa forte.
Ed hanno fatto chiudere di nuovo tutti i negozi che avevano potuto riaprire. Hanno fatto sgomberare alcuni magazzini, ed anche gli uomini della protezione civile suggerivano di stare allerta. Di non entrare in edifici chiusi ed avvisare amici e parenti. Senza generare il panico, però.
E ieri pomeriggio sono tornata a casa, per lasciare i panni da lavare a mia madre.
Premetto che casa mia non ha neanche una crepa e che il danno maggiore è stata la caduta con conseguente fuoriuscita di tutto il nocino fatto da mia nonna.
Ero in casa a prendermi due felpe e qualche slip, insieme a mamma che mi raccontava la sua villeggiatura sulla costa, che le ante dell’armadio hanno iniziato a tremare. Il lampadario dondolava insieme a tutto quello che c’è sulle mensole.
Mi fermo, paralizzata.
Penso: -Conto fino a tre e se continua, esco-.
Uno, due, tre.. Uhm.. Quattro, cinq..
Ed inizio a correre verso l’uscita. Esco sul portico, scendo le scale e solo allora, quando metto un piede in giardino, la terra smette di tremare.
E’ durata un parecchio, almeno sette secondi.
E mi sono spaventata tanto. Erano giorni che non sentivo una scossa al chiuso. Ed in casa, anche se la magnitudo è bassa, si sente davvero forte.
Il mio corpo non smetteva di tremare.

Quando sono tornata alla tendopoli, nessuno l’aveva sentita. Prevedibile.
Oggi se tutto va bene dovrei iniziare a lavorare al campo. Parlerò con chi di dovere e cercherò di non farmi assegnare al ravanamento e distribuzione dei beni di prima necessità. Che quando c’ho provato ho starnutito per due giorni e gli occhi non smettevano di urlare: “Attentato!”.
Sono allergica alla polvere.

P.S. la connessione del campo non funziona. Ora sto postando da casa, ma spero presto di riuscirci anche dalla tenda.

lunedì 27 aprile 2009

La connessione è altalenante.
E purtroppo non riesco a postare con assiduità.

La scorsa settimana sono arrivate le lavatrici. Sembrava un evento di portata mondiale con annessa ahola.
Ne hanno messe cinque, tutte in fila neanche l'appello militare, attaccate al muro del magazzino.
La gente ha pensato bene di iniziare ad accalcarsi lì davanti. Con i bustoni pieni di panni. Aspettando ore ed ore.
E, come se ciò non bastasse, già ci sono state le prime lotte (nel fango). Donne che si sono appiccicate tirandosi i capelli perchè una era troppo lenta ed l'altra troppo impaziente. Avrei tanto voluto esserci.

Sono state messe in funzione anche le docce nei container. Sono piccole e non ci sono posti liberi dove posare la biancheria e l'asciugamano. Ma ci si accontenta.
Sabato sono riuscita ad accedervi. Sono entrata avvolta nell'accappatoio bianco, i calzini e le scarpe da ginnastica.
Ai lavandini c'erano quattro donne a lavare i vestiti. Tra la porta ed il lavandino c'era una sedia. Una di quelle di plastica, pieghevole. E sulla sedia c'era posata una vaschetta verdina, vuota.
-Scusi, posso poggiare questi slip e questi vestiti sulla sedia?- domando ad una donna affaccendata a strofinare una saponetta su una pancera.
-No- mi risponde -se poggio la caccamella (bacinella) per terra mi si sporca-
-Ah, non c'avevo pensato- dico io -Povera vaschettina- e mi allontano.
Vado alle docce in fondo, poggio la biancheria, i vestiti e l'accappatoio su un rialzo non bene identificato, e vado finalmente a lavarmi. In ciabatte.
Non potete immaginare che goduria. Con l'acqua calda, il sapone in testa ed il vapore ovunque. Non sto facendo ironia, sia chiaro. Era veramente godurioso.

Perchè purtroppo l'igiene è quella che è.
Già uscire ogni ora per andare al bagno, dover aprire l'ombrello e rientrare zuppi non è un granchè. Ma anche andarsi a fare la doccia in un container gelido, mentre fuori piove non è il massimo.
Anche perchè causa pioggia i bagni sono spesso infangati. E la gente più furba usa lavarsi il fango dentro lavandini o sui water. Alcune donne addirittura, hanno pensato bene di attappare i bagni coperti buttandoci dentro gli assorbenti.
Fatto sta che ho atteso la doccia di Sabato scorso con ansia e trepidazione.

Sabato e Domenica abbiamo mangiato divinamente.
Sono venuti i ragazzi dell'alberghiera ed hanno cucinato per noi.
Abbiamo mangiato dolci a scatafascio, salsicce, polpette, orecchiette alle cime di rapa, pasta al sugo (sempre presente), frittate e pane giallo (non so che particolarità avesse).
Ed in questi giorni, complice anche il freddo, ho mangiato di gusto. E davvero tanto.
Ma va bene così.

Infine, c’è un’ottima notizia.
Oggi ho scoperto che in tendopoli c’è una biblioteca. E’ piccola, con i titoli ridotti e poco allettanti. Ma qualcuno mi attira parecchio.
Sono soddisfatta.
Vorrei chiedere se serve aiuto per registrarli ed annotare le entrate e le uscite, ma un amico mi ha detto che sono già in tre ad occuparsene. Forse sarei di troppo. Forse.

mercoledì 22 aprile 2009

Ieri è stata una giornata pesante.
Un freddo fetente e la gente nervosa. Rinchiusa nelle proprie tende a vegetare sui letti.
E' stato impossibile uscire, causa pioggia. Perchè ha piovuto tutto il giorno senza un attimo di sosta.
Le tende si sono allagate. Alle 23, mentre stavo dormendo, due uomini della protezione civile sono entrati per chiedere se la nostra tenda fosse bagnata. Per fortuna no. Anche se sulla soglia un po' di pozzanghera c'era.
Con il mio coinquilino, un signore anziano di nome Dionisio, ho deciso di mettere la confezione dei Ferrero Rocher sotto la scatoletta della corrente. Perchè se si bagna quella siamo finiti. E probabilmente anche morti.

Durante la sera, un folto gruppetto di civili ha provveduto a scavare dei canali di scolo intorno alle tende. Con una pala hanno fatto dei solchi sul brecciolino, che partivano dall'entrata ed andavano a finire, provvidenzialmente, dietro la tenda dei dirimpettai. Non so fino a che punto si siano rivelati utili. Altri, invece, sono stati più ingegnosi. Ed hanno scavato delle canalette proprio sotto l'entrata così da farci convogliare tutta l’acqua, che sennò sarebbe entrata.

Ieri hanno portato i nuovi bagni chimici.
Quelli vecchi erano blu e grigi, di una plastica che non sembrava molto resistente. Infatti le prime porte si erano iniziate a piegare ed a spezzare. Questi, invece, sembrano più massicci.
Rossi e neri esternamente ed arancioni internamente. Che fanno molta allegria.

Stamane, al risveglio ho tirato un sospiro di sollievo. Non si sentiva più il martellare sulla tenda.
Ha finito di piovere.
Ed infatti il cielo è nuvolo, ma aperto. E la cappa grigia sembra essere scemata.
Spero continui così, almeno per oggi.

Per quanto riguarda la situazione docce, beh, il risultato non è cambiato di una virgola.
Per tutta ieri gli uomini hanno potuto lavarsi agli spogliati dello stadio, le donne, solo fino all'ora di pranzo.
Fino a quando nel primo pomeriggio non è saltata la corrente. Ed il gabinetto non è uscito rotto.
Vabbeh, pazienza.
Lo riaggiusteranno.
Per il momento vado di salviette per bambini.

martedì 21 aprile 2009

Ieri mattina una mia coinquilina si è laureata.
Laurea di dottorato.

Lei ha 32 anni e studia biologia.

Ieri sera l'hanno festeggiato nella tenda mensa. Ha aspettato che gli uomini della protezione civile finissero di cenare ed ha portato la torta e lo spumante. Poi è uscito un piccolo karaoke e poi si è riso e scherzato fino a tardi.
Io non sono andata perchè avevo sonno e freddo, ma Marco, l'altro coinquilino e suo fidanzato, ha detto che sono stati benone. Per quanto benone si possa stare.

E' stata una festa di laurea sicuramente originale.
Non smette di piovere.
Da stanotte il cielo sta infierendo contro le tende neanche fosse un giornalista d’assalto.
Ieri è stata una giornata un po’ malinconica, un freddo fetente ed un’umidità che bucava le ossa.
Ed oggi non si prospetta niente di meglio, anzi.
Sono ancora nella tenda, al buio. Qui stanno ancora dormendo.
Fuori si sentono le ruspe che fanno avanti ed indietro tra i cumuli di brecciolino ed i nuovi container doccia. Li stanno montando da quattro giorni ma ancora non funzionano.
Dicono ci siano dei problemi con l’acqua calda, fatto sta che niente docce già da un po’.
Il realtà ci sarebbero quelle in magazzino, ma io non oso.
L’acqua è fredda e non posso rischiare una congestione.

Stamattina a colazione regnava il silenzio.
Si sentivano solo le parole di una donna. Io in questa palude non ci rimango, diceva. Se tu vuoi rimanere, statti. Io me ne vado.
Era arrabbiata e stanca. Davanti a lei un uomo sulla cinquantina, che non rispondeva niente. La guardava.
La gente inizia a cedere. Fino a quando fa caldo e c’è il sole, il buonumore permane. Ma non appena il tempo peggiora anche gli animi non reggono.

Un coinquilino ieri mi ha anche detto che da oggi dovrebbe partire il giornalino del campo. Spero sia una cosa organizzata bene. Dopo mi affaccio alla tenda ricreativa e domando.

lunedì 20 aprile 2009

La tendopoli di Acquasanta si trova davanti al cimitero.
Salendo nei dintorni della Torretta, o percorrendo le strade che portano a Collemaggio, si può vedere una distesa di cocuzzoli blu.
Con due gazebo bianchi ed innumerevoli casette grigie, gialle e rosse.
Si tratta rispettivamente delle tende, delle mense e dei bagni chimici.
In questa tendopoli risiedono circa 800 persone. Il numero oscilla dai 700 ai 900, a causa dello scarso spirito di adattamento, o a causa del lavoro.
Infatti, molte ditte e molte fabbriche in questi giorni hanno riaperto i battenti. E numerosi aquilani sono stati costretti a tornare in città per tornare sui posti di lavoro.
Questo non può che essere un’iniziativa lodevole, soprattutto per alimentare lo spirito combattivo dei cittadini. Ma, d’altro canto, non è una situazione facile per tutte le tendopoli che si vedono arrivare decine di nuovi inquilini.

La maggior parte degli abitanti sono persone adulte di una certa età, che passeggiano sul viale sterrato (il corso), o siedono sull’uscio delle proprie tende.
Ma ci sono anche numerosi giovani.
Molti sono i bambini e adolescenti che si tengono occupati nella tenda ricreativa, chi leggendo, chi studiando, chi giocando. Grazie ai numerosi mezzi messi a disposizione dalla protezione civile.

Alcuni ragazzi, invece, hanno deciso di collaborare con i volontari.
C’è la possibilità, infatti, di scendere al magazzino per distribuire alla popolazione i beni di prima necessità. Quindi cibo, abbigliamento, coperte, prodotti igienici. Oppure si può lavorare in cucina: servendo in mensa, apparecchiando, lavando pentole e pentoloni o distribuendo i pasti in tenda alle persone che non possono muoversi.

Per chi vuole c’è sicuramente modo di tenersi occupati e trascorrere del tempo in compagnia. Tutto sta a volerlo, e tutto sta a fare poco gli schizzinosi.

Si Apre

Innanzitutto, buongiorno.
Oggi è una giornata uggiosa. Il cielo è nuvolo e non prospetta niente di buono.

Io sono Sara Ciambotti.
Una studentessa dell'Università de L'Aquila, che segue il corso di laurea in Culture per la Comunicazione.
Ho 24 anni e vivevo a Poggio Picenze.
La mia casa sta ancora lì, ma io no. Io vivo da due settimane nella tendopoli di Acquasanta.
Lo stadio da rugby della città.

Il mio sogno è sempre stato quello di vivere a L'aquila, ed ora l'ho realizzato.
Peccato che ora sia lei a non esserci più.
Il terremoto del 6 Aprile l'ha distrutta. Facendo crollare quasi tutto il centro storico e colpendo ferocemente la periferia ed i paesi circostanti.

Lo scopo di questo blog è quello di raccontare la nuova vita che è piombata sulle teste di tutti i miei concittadini.
Tra quotidianità e curiosi aneddoti.
Perchè anche l'arrivo delle nuove docce può essere un motivo di gioia.
Perchè anche l'arrivo della seconda mensa può farci essere felici.
Vivo in tenda con altre otto persone. Condividendo i pasti con altre 800 persone. Più o meno sconosciute.

Spero che il mio diario possa esservi d'interesse.
Altrimenti, beh, io c'ho provato.