giovedì 28 maggio 2009

Ieri a pranzo ho incontrato una vecchia conoscenza.
Una signora celiaca che ho conosciuto in tendopoli. Che parla, parla, parla.
Ed anche ieri non m'ha delusa.
Nella tenda mensa la temperatura era 37 gradi, ed io stavo per spirare.
Con il sorriso sulle labbra, perchè sennò è brutto.
Mi ha raccontato cose molto interessanti sui bambini che vivono con noi e che vanno a scuola nelle tende.
Solo questo mi ha permesso di non passare a miglior vita sul piatto di prosciutto e melone.

Mi ha detto che i bambini sono molto traumatizzati, che le maestre li vedono molto nervosi e che sono pochi quelli che sembrano spensierati.
La maggior parte dei bambini, infatti, fa disegni strani.
Usano colori molto scuri, nero, marrone, viola.
E disegnano le loro case. Parzialmente e totalmente distrutte. Addirittura un bambino ha disegnato un mattone dicendo: questa è casa mia.
Poi decorano tutto con la mobilia caduta, con i giochi sparsi a terra, e con i cocci rotti.

Alcuni bambini hanno anche smesso di mangiare.
Spiluccano nel piatto la pietanza servita, senza ingerire niente. E le madri sono preoccupate. Li sforzano un poco, ed alcune riescono ad ottenere qualche boccone. Altre niente.
Ma dicono che piano piano stanno migliorando.
-Prima o poi finirà- ripeteva la donna.

M'ha raccontato, inoltre, che ieri una donna è caduta.
Si era seduta su uno sgabello fuori dalla sua tenda, e lì si è addormentata.
Non si sa per quanto tempo, fatto sta che si è ritrovata sotto il sole. Stesa a terra priva di sensi.
L'hanno raccolta quattro persone e mentre si riprendeva ha detto: -Ma io stavo camminando e poi.. Non me lo ricordo-
E' una donna molto corpulenta, con le caviglie gonfie e le guance pendule. E tirarla su non è stato facile.

martedì 26 maggio 2009

A L'Aquila hanno riaperto numerose attività commerciali.
Ristoranti, negozi di cianfrusaglie, di abbigliamento, per il fai da te.
Anche Cepu ha riaperto, invece che al centro si è trasferito in periferia.
Il primo nucleo commerciale che ha riaperto è stato il centro commerciale l'aquilone.
Il giorno dell'apertura è stata festa grande. Una sorta di pellegrinaggio verso la terra del consumismo.
Anche io ero tra quelle persone, il grigio della polvere stava iniziando a diventare noioso. Avevo bisogno di un po' di colore.
E le persone si accalcavano al bar, facendo file interminabili per un bicchiere d'acqua o per un caffè. E tutte con il sorriso sulle labbra.
Con buste e bustine strette nelle mani neanche fossero dei figli.

Giorno dopo giorno sono riaperti altri negozi.
Soprattutto quelli siti nei prefabbricati. Lontani dalla zona rossa.
E piano piano è scemata la calca dall'aquilone, e tutti hanno approfittato della scelta.
C'erano sconti dal 30 al 50%, e nessuno s'è fatto scappare la ghiotta opportunità.
C'era chi doveva rifarsi il guardaroba intero, che l'aveva perso. E che vestiva solo made in Caritas. Chi invece aveva bisogno di ricostruirsi piano piano l'umore. E per le donne, lo shopping è la cura migliore.
Io sono stata una di queste.
E la cosa che più m'ha stupito è stata la mia tendenza a comprare t-shirt sportive e pantaloncini corti.
E con le gonne in mano mi ritrovavo a pensare: -Ma con questa che ci devo fare?-
Era, ed è tuttora, rigorosamente volto ad una fresca sopravvivenza in tendopoli.
E come me, la pensano molte altre persone.

Insieme ai negozi ha riaperto anche qualche ristorante (ne ho contati tre), due tavole calde e molti bar.
Questi ultimi si sono stabiliti principalmente nelle casette di legno, sui giardinetti o sugli spiazzi dei parcheggi. E proliferano, con i clienti occasionali divenuti abituè.
Alcuni addirittura hanno messo i gazebo con le panche, i biliardini ed i bagni chimici.

E piano piano le persone stanno iniziando a cacciare il naso dalle tende. Fanno dei passetti sempre più lontani, esplorando la nuova città.
E tutti, chi più velocemente, chi meno, stanno trovando una propria, nuova, quotidianità.

lunedì 25 maggio 2009

Ieri sono stata al teatro.
Al teatro della tendopoli.
Gli uomini della protezione civile hanno tolto dalla tenda ricreativa tutti i tavoli e tutte le sedie. Al centro della stanza hanno legato un filo che andava da parete a parete e ci hanno appeso a mo' di sipario una stoffa rossa cangiante. Poi nella parte anteriore hanno allocato sedie e panche.
La sera alle 21 e 30, c'erano bambini, ragazzi, adulti, anziani. Ogni generazione era fieramente rappresentata.
E davanti a noi, sopra un palco inesistente, la compagnia teatrale Signori chi è di Scena, di Roma. Che ha presentato lo spettacolo “L'importanza di chiamarsi Ernesto”, di Oscar Wilde.
Io non l'avevo mai visto, ed è stata la volta buona per colmare la lacuna.
E' stato molto bello, divertente, sono uscita pienamente soddisfatta.
Anche i bambini hanno gradito.
Peccato che verso la fine abbiano pensato bene di prendersi per i capelli, gridare e passeggiare tra gli spettatori. Facendo insorgere tutti con sonori -ssshhhh!!-.

Ieri pomeriggio il container doccia delle donne è stato occupato.
Un uomo vi si è infilato dentro e non voleva uscire.
Con la porta aperta, davanti l'uscio, ha iniziato a togliersi la camicia, i pantaloni, la canottiera, le mutande.
Lasciando ben poco all'immaginazione.
Una signora bionda, avvolta nell'accappatoio, ha salito i tre gradini del container e s'è trovata davanti il mero spettacolo. Con le mani nei capelli ha proposto all'uomo di uscire, prima gentilmente, poi meno. E vedendo che l'uomo non ne voleva sapere, è corsa a chiamare aiuto.
Nel frattempo, un uomo che ha assistito alla scena è andato dall'occupatore e con le buone maniere l'ha convinto ad uscire.
E quando due energumeni civili, guidati dalla signora bionda, sono arrivati al container, non hanno trovato nessuno. Hanno controllato ogni box doccia, hanno salutato la signora e se ne sono andati via. Un po' delusi.
E la donna è entrata a farsi la doccia.

venerdì 22 maggio 2009

Un uomo entra nel container bagno.
Ha in mano un rotolo di carta igienica e le salviette detergenti.
Entra in un wc e fa per chiudere la porta.
La porta non c'è.
L'uomo si gira ad un amico e, con tono indagatore, dice:- Ah, oggi pure le porte, se ne sono andate!-
L'amico risponde: -No, le hanno solo aperte-
Allora l'uomo, imbarazzato: -Ah, scusa, non c'avevo pensato-

Dietro ai bagni chimici c'è una tenda verde dove si posano provvisoriamente i letti per la pulizia delle tende.
Lì ci appoggiano tutti e dico TUTTI i letti delle persone.
Una donna sta impacchettando la sua roba, per riporla lì dentro.
Mentre stanno spostando le brande, lei chiede ad un protettore:
-Avete tolto la cacca dei cani da dentro quella tenda?-
Il protettore risponde con sorriso orgoglioso: -Sisi, proprio ieri! E l'abbiamo anche disinfestata dalle pulci-

giovedì 21 maggio 2009

Oggi mi sento tanto Sara Senzatenda.

Ieri sera sono rientrata in tenda, e la signorina Anna mi ha annunciato che stamattina ci saremo dovuti alzare alle 7, perchè alle 8 sarebbero venuti a smontarci le tende.
Si, le otto, voglio proprio vedere, ho pensato.
Stamane mi sono alzata alle 7, sono andata a fare colazione ed alle 7 e 30 sono rientrata in tenda.
Ho iniziato a riporre tutte le mie cose in due grandi scatoloni e li ho posati sul letto.
Alle 8 e 01 la mia tenda è stata assaltada dieci uomini in divisa arancio, muniti di muscoli e picconi, pronti a sradicarmi la tenda. In due hanno caricato tutti i letti, ed all'urlo di oplà hanno iniziato a cacciarli.
Poi, in otto, hanno caricato la tenda e l'hanno portata dietro i bagni. Vuota ed aperta come una vongola.
Infine sono arrivate due ruspe cariche di brecciolino, ed un braccio escavatore, che ha fatto un foro al centro. Ci hanno gettato dentro i sassi e poi non so, sono dovuta andare via. Stavo respirando troppa polvere.
Ed ora tutti i miei averi sono lì, alla mercè di chiunque passi, sorvegliati da due uomini sorridenti e chiacchieroni.
Ed io non posso schiodarmi di qui, perchè non appena finiscono di lavorare devo rimettere tutto a posto. Rifare i letti e sgombrare gli spazi comuni.
Ora sono nella tenda del CSV, dove c'è la libreria ed i tavoli con i pc.
Ho chiesto per che ora è prevista sistemazione delle tende, ma non lo sanno.
In serata, hanno detto.
Ne approfitterò per leggere un po'.

mercoledì 20 maggio 2009

Stanotte sono rientrata all'1.
Capita raramente di fare questi orari, perchè in tendopoli, sia io, sia i miei amici, siamo un po' ammorbati.

I cancelli erano chiusi. La casetta di legno costruita per i controllori dei pass, smontata.
C'era un'atmosfera pesante, complice anche la genziana che ho bevuto.
Apriamo in cancello, mostriamo i pass e rientriamo. Mentre camminiamo sul viale, un uomo della protezione civile ci viene incontro. Corre. Ci supera e va ad avvisare un gruppetto di uomini che sta all'entrata.
Una donna si è sentita male.
Un'autoambulanza ci passa accanto e si ferma alla tenda di un amico che stava con noi. Un'anziana è svenuta, caduta a terra senza che nessuno se ne accorgesse.
L'hanno soccorsa i parenti non si sa dopo quanto tempo e l'hanno recuperata gli infermieri del Posto Medico.
Con lei c'erano il fratello e la cognata. Un'infermiera prende sottobraccio la cognata e la porta con sè, a Davide, il nostro amico, lasciano il fratello. Che piange, si pettina e gli si attacca al braccio.
Rientrano in tenda.
-Buonanotte- ci salutiamo, -Buon divertimento-

Io e Domenico rimaniamo a passeggiare. Fumiamo una sigaretta e chiacchieriamo.
In giro c'è fermento.
I protettori sono appostati davanti alla mia tenda.
Con le mani dietro la schiena, la testa dritta e le gambe larghe, guardano la tenda davanti alla mia. Senza perderla di vista.
All'improvviso tutti corrono verso un'unica direzione. Verso un angolo della tendopoli.
Ed accerchiano un uomo.
Ha i capelli biondi legati a coda, i pantaloni larghi e corti.
E’ il biondo, il nuovo acquisto del campo.
Iniziano a parlare ad alta voce, dicono che certe cose non si devono fare, che bla bla bla. Non si capisce.
Una donna si sveglia per le urla. Esce, si accende una sigaretta e ci raggiunge. Chiede che è successo.
Poi ci racconta che la sera ha sentito degli uomini parlare al walkie talkie, che c'era un sospetto e che a mezzanotte dovevano controllare che fosse rientrato.
Forse è lui, pensiamo.
E' un uomo strano, e la moglie lo è ancor di più.
Prende il cibo da tavola e se lo infila in borsa. Soprattutto bottiglie di vino e frutta. A volte prende anche il pane e lo tira ai piccioni. Attirandone intere schiere.
Come se non avessimo già abbastanza rogne con gli animali.
Da due giorni monta anche una bancarella. Accanto ai bagni chimici stende dei vestiti per bambini, usati. E li lascia sotto il sole per tutto il giorno.
Tutti passano e guardano, domandandosi perché. Ma la risposta già la sanno, è strana.
E poi urla al telefono dicendo che qui la trattano male. Che tutti la osservano e la criticano.
Di certo non passano inosservati.
E, si, sono proprio dei tipi strani.

domenica 17 maggio 2009

Ieri volavano gli aquiloni.
Ieri mattina è venuto un gruppo di quattro ragazzi, da Roseto degli Abruzzi, ad insegnare ai bambini del campo a costruire gli aquiloni.
Hanno preso delle buste di plastica nere, le hanno stese su dei tavoli e le hanno spianate. Hanno preso dei bastoncini di legno e li hanno attaccati sulla plastica. Incrociati, perchè facessero da assi principali.
Poi li hanno decorati. Con scritte colorate e disegni.
In uno scatolone c'erano gli aquiloni veri. Quelli prefabbricati.
E sono stati dispiegati in aria per tutta la giornata. Guidati da uomini adulti e ragazzi e bambini.
Ed erano trasparenti, azzurri e gialli.

A cena c'erano i fiorentini.
Un gruppo di persone sedute accanto a me, che parlavano alla loro maniera.
Venivano da fuori e parlavano della nostra città, che era bella, che il cibo è buono.
Essi, penso io. Era proprio bella.
Mentre stavamo mangiando la fettina di carne con il purè di patate, li ha raggiunti una signora. E' famosa nel nostro campo, anziana, con il viso scuro, i capelli corti brizzolati e la voce sfiatatamente acuta.
Parla sempre, senza sosta. E ieri ha chiacchierato con loro.
Ha raccontato che lei ha un'amica di Firenze che non vede da tanti anni.
Le vorrebbe mandare qualche prodotto tipico aquilano ma è povera e non può pagare le spese di spedizione.
Ha chiesto se potevano recapitarglielo loro.
Ed ha chiesto a noi che cibi tipici poteva mandare.
Abbiamo proposto salami, cicolane, formaggi.
Gli arrosticini. Spiedini di carne di pecora da cuocere sulle fornacelle. Da mangiare preferibilmente per una giornata intera sdraiati su un prato sotto l'ombra.
Ma sono cibi deperibili. Un viaggio lungo non li farebbe arrivare sani e salvi.
Ed è stato suggerito il torrone Nurzia e la genziana.

Tempo due minuti ed il discorso ha cambiato rotta. Ed è tornato alla base: il terremoto.
I fiorentini hanno chiesto come stava la casa della signora, dove si trovava e come avrebbe fatto da adesso in poi.
E lei ha raccontato la sua nottata. Quella del 6 Aprile. Fatta di urla, pianti e travi in testa.
Sempre lì si va a parare. Sempre del terremoto si parla.
Ed anche stamattina al Posto Medico. Un anziano ed un'infermiera discutevano di case distrutte e morti.

venerdì 15 maggio 2009

Da quando ho sentito l’ultima scossa dentro una tenda, sono passati tanti giorni.
E, quella di ieri sera, proprio non me l’aspettavo.
In casa, le scosse, si sentono fortissime anche se la magnitudo è bassa. E sembra che da un momento all’altro venga giù tutto. Ma poi non succede niente. Tutto trema, poi c’è il boato e poi basta.
Ma in tenda il terremoto non si sente.
Non traballa niente, ed anche se si muove qualcosa, comunque non fa rumore.
Ma ieri sera si.
Alle 22 e 30 l’ho sentito. E c’è stato un boato che credevo fossero gli spalti che crollavano.
Le gambe hanno iniziato a tremare senza controllo, ed anche se stavo tranquilla, loro non accennavano a fermarsi. Ma tempo dieci minuti, ed è tornato tutto come prima.

Stanotte ha piovuto tanto.
E sono stata svegliata dal martellare continuo della pioggia. Il tempo di fare una visita ai bagni, il tempo di bagnarmi fradicia, che sono tornata a dormire.
E stamattina, a colazione, c’era il silenzio. Nessuno fiatava.
Solo un uomo sussurrava al suo dirimpettaio di tavolo:
-Non me ne posso andare dalla tendopoli, se poi non mi danno la casa di legno?-
-Ma fa troppo caldo, non puoi rimanere-
-E se vado via e se non mi danno niente? In tenda non ci stare per sempre!-
E mangiavano. Uno un cornetto Bauli, l’altro dei biscotti secchi.

Ieri pomeriggio hanno portato i condizionatori.
Uno per ogni tenda.
E nella nostra, non c’è posto per allocarlo.
Sull’entrata, infatti, ci sono montagne di bustoni neri.
Le cataste di panni della signorina e del signorino impediscono a chiunque di muoversi agilmente. A volte, durante la notte, minano la vita degli inquilini, crollando sui letti di chi dorme. Il giorno, invece, crollano sulla strada, facendo inciampare chiunque tenti di passare.

giovedì 14 maggio 2009

La gita romana non è stata un granché.
Hanno sentito tanto caldo ed il viaggio è stato un pellegrinaggio. Da trenta che erano sono partiti in dodici.
La signorina Anna è tornata con il broncio.
Lo scopo della spedizione era andare a Cinecittà, che ci stava ju teatru deji animali.
Sono andati al circo e lo spettacolo l’avrebbe dovuto presentare Fabrizio Frizzi. Ma non si è presentato. Ed i due fratelli hanno trascorso la serata chiedendosi il perchè.

Intanto, per i bambini ed i ragazzi, sono state proposte delle attività.
Le donne di mezz’età insegnano alle bambine ad ammassare la pasta. Gli hanno dato delle lunghe tavolate dove ci stendono la farina e ci versano l’acqua. Per poi amalgamare il tutto. Poi con il matterello stendono la pasta e con i coltelli di plastica la tagliano.
Sono molto brave, ha detto la loro maestra. Imparano subito.

Da una settimana, inoltre, insegnano a ricamare all’uncinetto. Il fine è quello di fare una coperta della tendopoli di Acquasanta e dedicarla a tutti noi terremotati.
La lezione c’è di pomeriggio e coinvolge sia le bambine, sia le donne, sia le anziane. Ed anche questo corso riscuote notevole successo.

C’è anche la scuola.
Le insegnanti sono le donne della tendopoli che avevano le cattedre a L’Aquila.
Le classi vanno per fasce d’età, e si cerca di tenere i ragazzi allenati e non far dimenticare le cose imparate fino ad Aprile. Anche perché alcuni devono fare gli esami delle medie, altri quelli di stato.

La sera, invece, vengono proiettati dei film.
Quello di prima serata inizia tra le ventuno e le ventuno e trenta, e quello in seconda serata inizia alle ventitre. Ma l’orario è flessibile perché dipende dalla durata del film precedente.
In alcune tendopoli si sceglie il film per votazione. Si propongono più titoli e si va ad alzata di mano. Alla nostra tendopoli, invece, dal pomeriggio vengono affisse le locandine sulle bacheche senza la possibilità di scelta. Ma tutta la popolazione è invitata a proporre titoli.

Altre volte, quando c’è la partita, viene acceso il televisore lcd della tenda mensa A. E lì si raccolgono tutti gli uomini della tendopoli. Sia gli appassionati di calcio con lo scopo di vedere la partita, sia i non appassionati. Con lo scopo di non rimanere a spettegolare con le donne.

mercoledì 13 maggio 2009

Sto evaporando.
In tenda fa un caldo fetente e all’aperto si rischia l’insolazione.
Finalmente è arrivata la bella stagione. Io non me ne lamento, ma qui ci sono gli anziani che boccheggiano come pesci sulla spiaggia. Si ancorano agli uomini della protezione civile e pascolano per le vie, tra le tende. Dove i tetti fanno ombra.
Il pomeriggio, nelle ore più soffocanti, le tende vengono anche innaffiate.
I protettori passano, pompe alla mano, a spruzzare acqua sul brecciolino e sui teloni superiori. Per evitare che la situazione degeneri.
Ma noi aquilani lo sappiamo. L’Aquila è crollata ma il clima è sempre lo stesso. A Giugno tornerà il freddo polare.

Oggi c’è la gita a Roma.
L’appuntamento è stato alle ore dieci davanti alla tenda segreteria. Dove un pullman è arrivato a prelevare uno stuolo di trenta persone. Erano tutti entusiasti e sorridenti, con in mano una busta di panini e lo zaino sulle spalle.
Tutti muniti di cappellini e t-shirt bianche.
Erano pressoché uomini e donne sulla mezza età. Anche i miei coinquilini sono partiti, e non si reggevano dall’euforia.

Il virus intestinale, nel frattempo, dilaga.
Tanto che è salito di livello ed ora si chiama “epidemia”.
Sono due notti che metà della popolazione del campo si dà appuntamento ai bagni chimici.
Nella mia tenda siamo stati male tutti tranne una persona. E sono due giorni che a pranzo e cena di mangia in bianco. Minestrina, pollo lesso, patate bollite.
Io ho ancora un po’ di crampi, ma per fortuna il vomito è passato.
Sul brecciolino, invece, proprio fuori l’uscio delle tende, si possono trovare numerose chiazze scure. Dove, le persone che non hanno fatto a tempo a scappare al bagno, hanno liberato lo stomaco.
E, da qualche giorno, anche il personale medico è stato decimato.

-Girano i pidocchi-
Questo ha annunciato, ieri pomeriggio, una donna vicina di tenda. Mentre io e Domenico parlavamo dell’università.
Lei si grattava la testa, spero suggestionata.
Ed anche noi abbiamo iniziato a grattarci, ma non appena abbiamo cambiato discorso il prurito è sparito.
I capelli di molti bambini e bambine sono stati tagliati. E girano per il campo dei caschetti niente male.
Quasi quasi ci faccio un pensierino anch’io.

martedì 12 maggio 2009

-Dicono che a Piazza d'Armi si sono presi a coltellate-
-Ah si? E chi?-
-Ma certi, non so.. Dicono slavi-
-Sicuro si saranno rubati qualcosa-

Queste sono state le parole con le quali mi sono addormentata ieri sera. Con un pizzico d'amaro.
Anche nel nostro campo tenda ci sono numerosi slavi. E a dire il vero, neanche qui sono visti di buon occhio. Soprattutto per come si comportano i loro figli.
A pranzo e cena, quando non è possibile scegliere con chi stare, le persone che capitano vicino ai bambini slavi escono con le mani nei capelli. E con i panni sporchi.
Sul campo da rugby è stato buttato il brecciolino, e tutte le scarpe si riducono a bianche. Soprattutto quelle dei bambini. Soprattutto quelle dei bambini slavi.
E proprio loro sono soliti stampare sui pantaloni dei vicini le loro piccole suole.
Oppure far cadere dove capita il primo, il secondo e l'acqua.
I genitori fanno l'impossibile per farli stare buoni, ma non si capisce perchè, fermi non ci si stanno mai.

Spesso si incontrano ai distributori di vivande.
In fila, sempre davanti a tutti, a prendere il caffè ai genitori.
E con le loro candide manine appiccicose pigiano tutti i tasti, lasciando strane impronte digitali. Ed erogando un numero indefinito di bevande.

Oltre agli slavi ci sono anche altri extracomunitari.
Qualcuno è di colore.
Il più famoso del campo è il marocchino. Lo si può sentire tutte le sere dopo le 21 e 30, passando per il "corso".
Russa talmente forte, che se avesse un altoparlante si sentirebbe meno.
Io, ovviamente, sto alla tenda dietro la sua, e prima di prendere sonno lo ascolto sempre con entusiasmo.
I suoi coinquilini si sono tutti trasferiti. L'ultima famiglia ha cambiato tenda quattro giorni fa, e finalmente ieri mi hanno detto che hanno iniziato di nuovo a dormire.

lunedì 11 maggio 2009

Il virus intestinale è arrivato anche a me. Fortuna che non ero a L'Aquila.
Volevo vedere a correre per la tendopoli, nel cuore della notte, con in mano carta igenica e salviette. In cerca di un bagno chimico.
Ed anche Marco, un altro coinquilino, si è ammalato. E mi ha detto che in questo campo, adesso, stanno male 20 persone.

Sono quattro giorni che fa caldo.
A mensa, nelle tende, nei bagni. Solamente all'aria aperta si trova un po' di refrigerio. E va bene così. Anche se, se penso che due settimane fa ha nevicato, mi sembra una presa in giro.

Ieri a pranzo, nella tenda mensa B, ho chiacchierato con una donna.
Doveva lavare i panni nella lavatrice, ma aveva un rospo in gola che doveva buttare fuori.
Da una settimana a questa parte, c'è una donna che fa la lavatrice.
Arriva sotto al magazzino con le sue valigie di panni sporchi ed occupa puntualmente quattro lavatrici. Contemporaneamente.
Impedendo alle altre donne di sbrigare la loro faccenda.
-Ma diteglielo- le ho risposto. Forse troppo ingenuamente.
Glielo abbiamo detto.
Molte volte finisce a botte.
Giorni fa, invece, è successo che la donna in questione si è allontanata qualche minuto, ed alcune persone le hanno stoppato il lavaggio e le hanno gettato i panni fuori la lavatrice.

Ieri sono entrata nel bagno container.
Mi dovevo asciugare i capelli. Attacco il phon allo spinotto ed accendo.
Accanto a me c'era una donna. Una puzza di tinta per capelli che neanche dal parrucchiere.
Le sorrido. Buongiorno, dico.
Aveva in mano due pennelli e se li strofinava in testa. Erano mezzi secchi e la tinta nella vaschetta quasi finita.
Ogni tanto si fermava, posava gli attrezzi e prendeva il pettine. Ed iniziava a separare i capelli come uno scultore sulla creta.
-Le serve una mano?- le ho chiesto -Facevo io la tinta a mia madre, non sarò una parrucchiera ma me la cavo-
Lei mi sorride ed iniziamo a parlare. Sembra entusiasta della mia proposta. E mi dice che i parrucchieri di qui, dopo il terremoto, hanno iniziato a prendersi cento euro per una tinta.
Non sa se è vero o se son voci, ma sicuramente non vale la pena farsi i capelli per stare in tendopoli, soprattutto spendendo tutti quei soldi.
Ci si deprime nel vedersi trascurati. Con i panni sporchi ed i capelli in disordine. Quindi la tinta vale la pena farsela da sè. Per guardarsi allo specchio ed essere soddisfatti.

Ieri sera l'ho vista passeggiare il per "corso", e le ho fatto i complimenti. I capelli le son venuti davvero bene.

Sabato è arrivato il nuovo gruppo della protezione civile.
Mentre l'altro gruppo era composto da individui molto giovani, questi sembrano più adulti.
Tra di loro c'era il nostro primo cuoco. Bravissimo. Ci preparava sempre piatti semplici, leggeri ed ottimi. E ieri a pranzo ne ho riconosciuto la mano.
I nuovi, invece, sono troppo meticolosi. Sembrano dei soldatini telecomandati.
Stamattina, una donna, voleva mettermi la colazione nel piatto. Ma io non volevo. I biscotti che devo mangiare voglio scegliermeli io, così ho preso la pinza e mi sono servita.
Ma i primi giorni è sempre così. Se potessero ci imboccherebbero. Alla fine, invece, si rilassano e sono sia più simpatici che più rilassati.

mercoledì 6 maggio 2009

La mia coinquilina, la signorina Anna, sta male.
Ieri mi sono svegliata e l’ho trovata sepolta da una dozzina di fogli di giornale, con un bicchiere di thè e gli occhi piagnucolanti.
-Ho vomitato tutta la notte- ha detto. Augurandomi il buongiorno.
Sbraitava al fratello che le serviva un limone e che doveva correre a compraglielo.
Alla mensa del campo non c’era.
Da queste parti gira un virus intestinale che prima propina vomito e mal di pancia, e poi diarrea. Senza sosta per circa una settimana.
In tendopoli ho sentito già di diversi casi, ed ora la coinquilina è una certezza.
Stanotte si è alzata cinque volte per andare al bagno, ripetendo: non mangerò mai più.
Peccato che stamattina abbia fatto colazione con un pacco di oro saiwa e non so quanti taralli.

Ed il fratello le orbita intorno, asciugandole il naso e chiedendole di cosa ha bisogno. Accoglie tutte le offese ed i maltrattamenti, senza nulla dire.
E’ il perfetto infermierino.

Dimenticavo: è un mese che non dormo nel mio letto.
Preferisco andare a cena intorno alle 20 e 30.
Quando la calca scema e si può entrare in tenda mensa senza fare la fila. A quell'ora servono abbastanza in fretta e c'è poca confusione. L'unico problema è che spesso il primo o il secondo è finito, ed i cuochi ripiegano su fette di formaggio o scatolette di tonno.
Io non mangio formaggio ed il tonno è mio fido alleato.

Ieri sera è andata così.
Entro in tenda mensa e mi siedo ad aspettare. Dopo due minuti arriva un ragazzo che mi porge un piatto di sugo al ragù con del riso. Io lo assaggio e non mi piace.
Lo lascio al mio vicino di tavolo.
Mentre sto aspettando il secondo, dietro di me si sentono schiamazzi. Una donna sta discutendo con un ragazzo, prima sottovoce, poi no.
Il ragazzo si sta vistosamente lamentando.
-Questo non è neanche cibo per cani!- urla -Le crocchette sono meglio!! Che schifo!! Alla tendopoli di Globo danno quattro primi, che merda è questa! Io me ne vado-
Un monologo durato qualche minuto, che ha ammutolito noi dei tavoli intorno.
Penso che le persone della protezione civile l'abbiano sentito.
E la prima cosa che ho pensato è stata: davvero a Globo fanno scegliere tra quattro primi?

Ma, in parte, è vero. Il cibo sta diminuendo.
Da una settimana a questa parte le porzioni sono ridotte e le salsicce con i fagioli giacciono nei nostri piatti sempre più spesso. Io mi mangio una mela e va bene così, ma gli stomaci pretenziosi storcono il muso.

Da dieci giorni, all'ingresso della mia tendopoli, c'è una casetta di legno.
L'hanno montata durante i giorni del diluvio universale, e da allora ci guarda sardonica entrare ed uscire.
Anche lungo la ss17 e le stradine cittadine se ne possono trovare molte. Posate ai cigli della strada a dire: guardate, noi si che siamo toste!-
Ed è vero, loro sono toste. Sarebbe stato meglio pensarci prima.

lunedì 4 maggio 2009

Oggi ho fatto un lungo giro per la città.
Ero sola e dovevo arrivare alla stazione. Ho percorso in macchina il tragitto che facevo quotidianamente, prima del terremoto. Ed ho notato che hanno iniziato ad abbattere alcuni edifici.
Mentre guidavo, buttavo l’occhio a destra e sinistra, e spesso e mal volentieri, dove prima l’occhio si posava su qualche palazzo, oggi s’è posato sulle macerie. Quelle nuove.
Cumuli di mattoni, cemento e ferraglia, sotto la luce del sole. Ed accanto c’erano sempre ruspe e mezzi dei vigili del fuoco, a recintare e sorvegliare i lavori.
Sui cigli delle strade si sono insediati anche i venditori ambulanti.
Ci sono sia i furgoncini della porchetta, sia quelli dei formaggi e salumi tipici. Ed alcuni vogliono strafare, offrendo tutt'e tre.

Oggi è stata una bellissima giornata.
Il cielo terso per tutta la mattina, e ad ora di pranzo la temperatura ha toccato i 22 gradi.
Dal conto mio ho potuto sfoggiare la t-shirt donata dalla Caritas.

Ieri al campo doveva venire il parrucchiere.
E’ un ragazzo simpatico e molto bravo, che lavorava al centro di parrucchieri dove andavo da due anni.
Per tutta la settimana, la segreteria del campo, ha raccolto le prenotazioni delle donne.
Donne di tutte le età si accalcavano davanti all’uscio della tenda, provviste di capelli bianchi, ricrescite improprie e acconciature da far invidia ad Elvis.
Purtroppo il parrucchiere non s’è presentato, generando rivolte mascoline. Le donne anziane erano le più incallite.
Non si fa così, dicevano.
Si prende gioco di noi!
Se potessimo scegliere col cavolo che andremo da lui.

Inoltre, la mia coinquilina, la signorina Anna, è tornata alla carica per quanto riguarda l’ordine e la convivenza.
Con noi dorme un uomo tornato dalla Puglia solo per stare vicino al lavoro. Si alza la mattina alle 7 e torna la sera alle 19. E non bada a rifarsi il letto, né a stendersi le lenzuola, né a rimpolparsi il cuscino.
E la signorina Anna non lo gradisce.
Gira e rigira intorno al suo letto, mugugnando di riassettarlo. Ma non lo fa mai. Lamentandosi che lei non è la serva di nessuno e che se teniamo la tenda come un porcile, sono fatti nostri. Tanto lei il suo letto se lo ricopre.

domenica 3 maggio 2009

La connessione non funziona. Domani dovrebbe venire il tecnico a controllare. Speriamo bene.

In giro per la città si iniziano a vedere i primi turisti. Vengono e si fermano sui cigli della strada a sbirciare coi binocoli.
Si sono fatti vivi anche alla tendopoli di Onna. Tanto che gli uomini della protezione civila hanno iniziato a non fare entrare le persone dopo le 22.

Oggi, a pranzo, ho conosciuto una donna celiaca.
Mangia solo riso e patate perchè la sua pasta non le piace. In tendopoli ci sono tre cecliaci, ed a quanto pare è la tendopoli meglio fornita di prodotti per loro. Hanno pasta, biscotti ed anche qualche dolce.
La donna ne era orgogliosa.

Suo figlio aveva appena trovato una coccinella, messa in un ovetto di plastica insieme a quattro steli d'erba. Scorazzava per tutto il tendone mostrandola a chi capitava. La donna celiaca, la madre, ci ha detto che da quando sta al campo, suo figlio è un altro bambino. Ride e scherza con tutti, chiacchiera e lo si deve tenere sempre sotto controllo. Sennò sparisce e chi lo trova più.

Oggi a pranzo bistecca. E' stata una festa!
Servita in pompa magna con contorno di patate arrosto.

sabato 2 maggio 2009

Oggi è giornata di partenze.
I gruppi della protezione civile lasciano la tendopoli di Venerdì o di Sabato. Almeno quelli di Acquasanta.
E gli scorsi week and i volontari si scambiavano numeri di cellulare, indirizzi e-mail, si scrivevano saluti e frasi affettuose sulle t-shirt e sui cappellini.
Era bello, divertente ed anche triste. Perchè la partenza dei protettori più simpatici è un po' come la partenza dai villaggi turistici. Un permanente stato di malinconia che dura tutto il tempo della colazione. Ma non appena si esce dal tendone mensa, torna tutto come prima. Perchè per noi non è la fine della vacanza.
Ed oggi tutti che facevano foto. Civili abbracciati a volontari e volontari abbracciati ad altri volontari. Tutti sorridenti ed assonnati, con la bocca che sapeva di caffè.
Ed io mi stavo godendo l'addio, seduta su una ruota di legno, bevendo il mio caffè, quando quattro uomini semi vestiti in divisa, sono corsi fuori una tenda militare, tirandosi dietro una brandina. E sopra c'era un uomo, in mutande, sdraiato sul letto che cercava di coprirsi. E rideva.
L'hanno scaricato al centro del campo, l'hanno accerchiato ed hanno iniziato a fotografarlo.
E poi l'hanno ricaricato in spalla e riportato dentro la tenda.

So che le associazioni di volontariato, come la Misercordia e l'Anpas, propongono settimanalmente ai singoli volontari di partire. Poi sono loro, compatibilmente con gli impegni lavorativi, a decidere se venire o meno. E tutti quelli che ci lasciano sperano sempre di tornare presto.

Stamattina era bel tempo. Non c'era il sole ma almeno non pioveva e non tirava vento.
Stamattina, per il secondo giorno di fila, sono riuscita a fare la doccia.
E stamattina, mentre mi lavavo, ho origliato.
Davanti la mia porta, chine sui lavandini, c'erano due donne intente a fare il bucato.
La prima era slava e l'altra italiana, che parlavano delle reciproche sciagure. La donna italiana viveva a San Francesco. Un quartiere de L'Aquila. La sua casa è da abbattere e le sono morti cinque amici.
La donna slava è sola. Casa sua era in periferia, non so dove, ed è crollata. Suo marito vive e lavora in Macedonia, suo figlio in Grecia, e lei sta qui a fare la badante ad una donna anziana. Alla quale stava lavando una sottana.
Era amareggiata e strofinava il sapone con rabbia. Ripeteva che questa è la vita, ma che è stanca e che non ne può più.

Ieri è stato il giorno del cambio delle lenzuola.
La gente si accalcava al magazzino ad aspettare la biancheria.
Ed una donna dietro un tavolino registrava i nomi e la consegnava.
E girando per il campo c'erano i materassini a prendere l'aria, reti scoperte e mucchi di lenzuola sporche.

Durante questi giorni di pioggia, inoltre, alcune tende si sono allagate.
Le tende, infatti, sono posate sul terreno dello stadio da rugby, non considerando il problema fango.
Ed in questi giorni le ruspe hanno sparso il brecciolino ovunque, non lasciando spazio alla terra.
I volontari hanno deciso di alzare anche le tende, per sistemare il suolo sottostante.
Uno alla volta, hanno sgomberato i tendoni dai letti e dalle cose personali degli inquilini, otto uomini li hanno sollevati e li hanno posti al centro del corso. Sulla parte lasciata scoperta è stato seminato il brecciolino. Che drena l'acqua ed isola dal fango.
Tra ieri ed oggi sono state omologate due file di tende. Nel giro di cinque o sei giorni dovrebbero sistemare tutto il campo.