sabato 24 ottobre 2009

Sono stata in giro per la città, da sola, tra i vicoli della periferia, dove tutto è distrutto ma nessuno ha messo le transenne. Sono le strade che attraversavo quotidianamente, fino a sei mesi fa. Attraverso le quali andavo all'ufficio di mio padre, al mercato all'aperto o al negozietto dell'usato. Sono strade strette e ripide, ma delle ottime scorciatoie per i frettolosi. Io me le son sempre fatte a piedi così da sentire i rumori, gli odori, osservare i colori, perchè che motivo c'è di fare una stradina bella se non c'è nessuno che la veda? Io ero nessuno, anche l'altro giorno sono stata nessuno. O forse l'unica. A sentire il silenzio dell'abbandono, a sentire le finestre libere di sbattere e cigolare al vento, a osservare i panni rimasti stesi ad asciugare sei mesi e mezzo fa, sbiaditi dal sole e ammuffiti dalla pioggia, che nessuno ha avuto la cura di ritirare, a vedere le case sane, in piedi, in tutto il loro splendore, completamente abbandonate, che hanno perso il loro motivo di vivere. Che darei per occuparne una, tutta mia, in mezzo al nulla, dove neanche gli uccelli vanno più a posarsi, come se una mano invisibile li scacciasse via. E mentre gironzolavo tra queste strade, da sola, col pensiero ben piantato nel qui e nell'adesso, non potevo non immaginare la puzza dello scarico che mi tediava tanto e che adesso mi manca. I cespugli sono diventati altissimi, le erbacce incolte. Ci sono anche due orti lasciati a morire con la gramigna che non guarda in faccia a nessuno.
Lo spirito della mia città è come se non esistesse più, morto tra le macerie e dimenticato da tutti. Ora c'è uno spirito nuovo, bambino, che ancora non si conosce e non conosciamo che attira la gente, che gli fa pucci pucci.

lunedì 5 ottobre 2009

Non è vero, le tendopoli non sono state chiuse. Quelle nei paesi gestite dalle parrocchie o dagli enti locali sono ancora al loro posto, la gente non sa dove andare e rimarranno almeno fino al 15 Ottobre. Anche la tendopoli di Acquasanta sta ancora lì, più piccola ma sempre attiva. Hanno tolto la tenda della scuola, la cappella, il CSV, hanno lasciato lo stretto indispensabile, le tende, la mensa e i bagni. Giorni fa sono rientrata, mi sono fermata alla carraia e in cambio del mio documento d'identita loro mi han dato il pass visitatore. Il campo era molto più spazioso, si vedevano di nuovo le distese di brecciolino libero e non un'anima che vi passeggiava sopra. Non era più la mia tendopoli, era tutto algido, distante, tirava tanto vento, era autunno. Sotto la tettoia del caffè c'erano sedute cinque donne, le conoscevo, ho fatto colazione con loro per cinque mesi e mi sono fermata a chiacchierare. Loro non vanno via, lavorano in città e non possono permettersi di viaggiare, troppo tempo, troppi soldi, troppa fatica, tutte cose che non verranno rimborsate. Dicono che porteranno i map (case mobili), le semineranno per tutto il terreno e lo stadio da rugby diventerà un nuovo piccolo villaggio, un'alternativa gustosa e onestamente, la meno peggio. Ogni giorno c'è una riunione, ufficiale o ufficiosa, per decidere cosa fare, se andare via o rimanere, ma non si sa niente, non si sa che sarà, per ora si continua ad aspettare. Sabato scorso è andato via l'ultimo gruppo della protezione civile e dicevano che non avrebbero mandato più nessuno. Chissà che hanno deciso, non so perchè ma l'autogestione mi spaventa. Adesso, sulla strada davanti al campo tenda c'è un furgone della polizia.