Ieri volavano gli aquiloni.
Ieri mattina è venuto un gruppo di quattro ragazzi, da Roseto degli Abruzzi, ad insegnare ai bambini del campo a costruire gli aquiloni.
Hanno preso delle buste di plastica nere, le hanno stese su dei tavoli e le hanno spianate. Hanno preso dei bastoncini di legno e li hanno attaccati sulla plastica. Incrociati, perchè facessero da assi principali.
Poi li hanno decorati. Con scritte colorate e disegni.
In uno scatolone c'erano gli aquiloni veri. Quelli prefabbricati.
E sono stati dispiegati in aria per tutta la giornata. Guidati da uomini adulti e ragazzi e bambini.
Ed erano trasparenti, azzurri e gialli.
A cena c'erano i fiorentini.
Un gruppo di persone sedute accanto a me, che parlavano alla loro maniera.
Venivano da fuori e parlavano della nostra città, che era bella, che il cibo è buono.
Essi, penso io. Era proprio bella.
Mentre stavamo mangiando la fettina di carne con il purè di patate, li ha raggiunti una signora. E' famosa nel nostro campo, anziana, con il viso scuro, i capelli corti brizzolati e la voce sfiatatamente acuta.
Parla sempre, senza sosta. E ieri ha chiacchierato con loro.
Ha raccontato che lei ha un'amica di Firenze che non vede da tanti anni.
Le vorrebbe mandare qualche prodotto tipico aquilano ma è povera e non può pagare le spese di spedizione.
Ha chiesto se potevano recapitarglielo loro.
Ed ha chiesto a noi che cibi tipici poteva mandare.
Abbiamo proposto salami, cicolane, formaggi.
Gli arrosticini. Spiedini di carne di pecora da cuocere sulle fornacelle. Da mangiare preferibilmente per una giornata intera sdraiati su un prato sotto l'ombra.
Ma sono cibi deperibili. Un viaggio lungo non li farebbe arrivare sani e salvi.
Ed è stato suggerito il torrone Nurzia e la genziana.
Tempo due minuti ed il discorso ha cambiato rotta. Ed è tornato alla base: il terremoto.
I fiorentini hanno chiesto come stava la casa della signora, dove si trovava e come avrebbe fatto da adesso in poi.
E lei ha raccontato la sua nottata. Quella del 6 Aprile. Fatta di urla, pianti e travi in testa.
Sempre lì si va a parare. Sempre del terremoto si parla.
Ed anche stamattina al Posto Medico. Un anziano ed un'infermiera discutevano di case distrutte e morti.
domenica 17 maggio 2009
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2 commenti:
ciao Sara
difficile scriverti e dirti quello che provo leggendo i tuoi post; qualsiasi frase sembra banale accostata alle tue.
volevo dirti che ti seguo, che quel che dici è come scolpito, che si sente lo strazio che vivi anche se quello che provi lo dici pacatamente con un sorriso.
un abbraccio
Esa
:(
non ho davvero parole.. però volevo lasciare un commento per dire che ti seguo.
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