Sono stata in giro per la città, da sola, tra i vicoli della periferia, dove tutto è distrutto ma nessuno ha messo le transenne. Sono le strade che attraversavo quotidianamente, fino a sei mesi fa. Attraverso le quali andavo all'ufficio di mio padre, al mercato all'aperto o al negozietto dell'usato. Sono strade strette e ripide, ma delle ottime scorciatoie per i frettolosi. Io me le son sempre fatte a piedi così da sentire i rumori, gli odori, osservare i colori, perchè che motivo c'è di fare una stradina bella se non c'è nessuno che la veda? Io ero nessuno, anche l'altro giorno sono stata nessuno. O forse l'unica. A sentire il silenzio dell'abbandono, a sentire le finestre libere di sbattere e cigolare al vento, a osservare i panni rimasti stesi ad asciugare sei mesi e mezzo fa, sbiaditi dal sole e ammuffiti dalla pioggia, che nessuno ha avuto la cura di ritirare, a vedere le case sane, in piedi, in tutto il loro splendore, completamente abbandonate, che hanno perso il loro motivo di vivere. Che darei per occuparne una, tutta mia, in mezzo al nulla, dove neanche gli uccelli vanno più a posarsi, come se una mano invisibile li scacciasse via. E mentre gironzolavo tra queste strade, da sola, col pensiero ben piantato nel qui e nell'adesso, non potevo non immaginare la puzza dello scarico che mi tediava tanto e che adesso mi manca. I cespugli sono diventati altissimi, le erbacce incolte. Ci sono anche due orti lasciati a morire con la gramigna che non guarda in faccia a nessuno.
Lo spirito della mia città è come se non esistesse più, morto tra le macerie e dimenticato da tutti. Ora c'è uno spirito nuovo, bambino, che ancora non si conosce e non conosciamo che attira la gente, che gli fa pucci pucci.
sabato 24 ottobre 2009
lunedì 5 ottobre 2009
Non è vero, le tendopoli non sono state chiuse. Quelle nei paesi gestite dalle parrocchie o dagli enti locali sono ancora al loro posto, la gente non sa dove andare e rimarranno almeno fino al 15 Ottobre. Anche la tendopoli di Acquasanta sta ancora lì, più piccola ma sempre attiva. Hanno tolto la tenda della scuola, la cappella, il CSV, hanno lasciato lo stretto indispensabile, le tende, la mensa e i bagni. Giorni fa sono rientrata, mi sono fermata alla carraia e in cambio del mio documento d'identita loro mi han dato il pass visitatore. Il campo era molto più spazioso, si vedevano di nuovo le distese di brecciolino libero e non un'anima che vi passeggiava sopra. Non era più la mia tendopoli, era tutto algido, distante, tirava tanto vento, era autunno. Sotto la tettoia del caffè c'erano sedute cinque donne, le conoscevo, ho fatto colazione con loro per cinque mesi e mi sono fermata a chiacchierare. Loro non vanno via, lavorano in città e non possono permettersi di viaggiare, troppo tempo, troppi soldi, troppa fatica, tutte cose che non verranno rimborsate. Dicono che porteranno i map (case mobili), le semineranno per tutto il terreno e lo stadio da rugby diventerà un nuovo piccolo villaggio, un'alternativa gustosa e onestamente, la meno peggio. Ogni giorno c'è una riunione, ufficiale o ufficiosa, per decidere cosa fare, se andare via o rimanere, ma non si sa niente, non si sa che sarà, per ora si continua ad aspettare. Sabato scorso è andato via l'ultimo gruppo della protezione civile e dicevano che non avrebbero mandato più nessuno. Chissà che hanno deciso, non so perchè ma l'autogestione mi spaventa. Adesso, sulla strada davanti al campo tenda c'è un furgone della polizia.
sabato 26 settembre 2009
Finito. La tendopoli sta per essere smantellata e la gente spedita negli alberghi intorno alla città. La distanza, purtroppo, sarà anche di 50 km, da fare ogni giorno, andata e ritorno, per recarsi al lavoro, o a scuola, o all'università. Già adesso c'è un traffico che intimorisce, non oso immaginare l'inferno della prossima settimana. Ovindoli, Sulmona, Luco de Marsi. Ma perchè? Mi dispiace, ho l'amaro. Michele ha buttato tutta la sua roba nelle buste, anche Domenico, anche i miei vecchi coinquilini. L'hanno portata nelle macchine e via, verso le nuove destinazioni. Qualcuno farà tappa per qualche notte nella casa rotta, ma non si può stare, quindi si cambia di nuovo dimora, chissà per quanto, chissà quale sarà la prossima. La tendopoli è finita, e credo che anche questo blog.
Sono molto triste.
Sono molto triste.
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giovedì 10 settembre 2009
Fino a Martedì ho avuto il pass, potevo entrare e uscire dalla tendopoli come volevo, ero ancora autorizzata a stare. Lunedì sera ho deciso di rimanere a cena l'ultima volta con i miei amici.
Non l'avessi mai fatto, mi sono sentita una ladra. Una persona che sfrutta un servizio offerto a chi ne ha veramente bisogno. C'era confusione, gli animi erano davvero in subbuglio a causa delle ultime direttive. Stanno chiudendo le tendopoli e nessuno può più entrare a viverci. Chi viene mandato via, è spedito ad Avezzano, a Luco de Marsi, città lontane anche 70 km, che i cari non possono raggiungere tutti i giorni. Di questo stavano parlando un uomo con casa inagibile e un uomo della protezione civile. Di come sia assurdo spedire uomini di ottanta e novanta anni lontano dai figli, soli, senza la benchè minima speranza di rivedere la propria città, quella in cui hanno vissuto per tutta una vita.
Faceva freddo Martedì, e io mi sentivo una ladra, perchè altri persone, in un angolo della mensa, si lamentavano delle persone che, nonostante stessero nelle proprie case, continuavano ad andare a mangiare in mensa. E non è giusto, è vero, ma io volevo stare con i miei amici, almeno un'ultima sera lì. Quando ho lasciato il pass mi hanno detto che in tendopoli non potrò più entrare sola, dovrà venire a prendermi al cancello la persona che vado a trovare, e non potrò stare lì per più di dieci minuti. E' giusto, sacrosanto perchè altrimenti i campi non li smantelleranno mai, ma il mio cuore piange. Non ci stanno cazzi.
Non l'avessi mai fatto, mi sono sentita una ladra. Una persona che sfrutta un servizio offerto a chi ne ha veramente bisogno. C'era confusione, gli animi erano davvero in subbuglio a causa delle ultime direttive. Stanno chiudendo le tendopoli e nessuno può più entrare a viverci. Chi viene mandato via, è spedito ad Avezzano, a Luco de Marsi, città lontane anche 70 km, che i cari non possono raggiungere tutti i giorni. Di questo stavano parlando un uomo con casa inagibile e un uomo della protezione civile. Di come sia assurdo spedire uomini di ottanta e novanta anni lontano dai figli, soli, senza la benchè minima speranza di rivedere la propria città, quella in cui hanno vissuto per tutta una vita.
Faceva freddo Martedì, e io mi sentivo una ladra, perchè altri persone, in un angolo della mensa, si lamentavano delle persone che, nonostante stessero nelle proprie case, continuavano ad andare a mangiare in mensa. E non è giusto, è vero, ma io volevo stare con i miei amici, almeno un'ultima sera lì. Quando ho lasciato il pass mi hanno detto che in tendopoli non potrò più entrare sola, dovrà venire a prendermi al cancello la persona che vado a trovare, e non potrò stare lì per più di dieci minuti. E' giusto, sacrosanto perchè altrimenti i campi non li smantelleranno mai, ma il mio cuore piange. Non ci stanno cazzi.
lunedì 7 settembre 2009
Questo fine settimana sono stata fuori. Sono tornata ieri sera, intorno alle 21. Incontro gli amici fuori dalla tendopoli, ci salutiamo, due chiacchiere, Michele entra a prendere la felpa in tenda e io l'aspetto fuori con gli altri. Torna da noi, con il muso lungo. Mi guarda, mi passa un braccio intorno alla vita e mi dice: -Devo dirti una cosa brutta-.
-Dimmi-
-Ci sta l'obbligo per chi risiede in case A di lasciare la tendopoli entro il 6 Settembre-
Il 6 Settembre era ieri, stamattina ho lasciato la tendopoli.
Durante la notte ho dormito poco, fissavo la luce blu di emergenza, che sta accesa giorno e notte ininterrottamente, e mi chiedevo come sarà dormire al buio. Al buio nero, non al buio blu. Dormire sola, che non ci dormo da 5 mesi.
Oggi il cielo era terso ma tirava un vento freddo, autunnale. Che pizzica sulle mani e sul viso e sembra porti sempre il profumo di castagne. Quello di stamane, però, mi faceva piangere, e col magone mi sono svegliata alle 7 pensando: di già?
Mentre infilavo i miei vestiti nei bustoni la coinquilina si è girata verso di me, ha scostato il lembo della coperta dal viso e mi ha osservato. Non si è staccata un istante dal mio corpo, osservava lentamente il volto, le mani, ogni gesto. Per goderselo pienamente. E solo dopo che mi sono girata e sono uscita ha sentito che si rigirava dall'altro lato.
Io non mi sono voltata indietro e non l'ho salutata.
Ho molti amici in tendopoli e ci tornerò ogni giorno almeno a prendere un caffè. Ma da oggi non ci vivo più. Mi ripeto che prima o poi doveva finire, e tutti si chiederanno di che mi lamento, visto che io una casa ancora ce l'ho. Ed è vero, ma ciò non toglie che mi dispiaccia davvero tanto. Questo è il primo passo per tornare alla normalità, almeno a quella mia. Ho lasciato persone che non sanno dove saranno tra due settimane, che il nostro campo sarà l'ultimo a essere smantellato, ma il tempo passa in fretta e quando si vive alla giornata ancora di più.
Chi vivrà, vedrà.
Anche se i post sono già sporadici, non chiuderò il blog. Aspetterò la chiusura della tendopoli.
-Dimmi-
-Ci sta l'obbligo per chi risiede in case A di lasciare la tendopoli entro il 6 Settembre-
Il 6 Settembre era ieri, stamattina ho lasciato la tendopoli.
Durante la notte ho dormito poco, fissavo la luce blu di emergenza, che sta accesa giorno e notte ininterrottamente, e mi chiedevo come sarà dormire al buio. Al buio nero, non al buio blu. Dormire sola, che non ci dormo da 5 mesi.
Oggi il cielo era terso ma tirava un vento freddo, autunnale. Che pizzica sulle mani e sul viso e sembra porti sempre il profumo di castagne. Quello di stamane, però, mi faceva piangere, e col magone mi sono svegliata alle 7 pensando: di già?
Mentre infilavo i miei vestiti nei bustoni la coinquilina si è girata verso di me, ha scostato il lembo della coperta dal viso e mi ha osservato. Non si è staccata un istante dal mio corpo, osservava lentamente il volto, le mani, ogni gesto. Per goderselo pienamente. E solo dopo che mi sono girata e sono uscita ha sentito che si rigirava dall'altro lato.
Io non mi sono voltata indietro e non l'ho salutata.
Ho molti amici in tendopoli e ci tornerò ogni giorno almeno a prendere un caffè. Ma da oggi non ci vivo più. Mi ripeto che prima o poi doveva finire, e tutti si chiederanno di che mi lamento, visto che io una casa ancora ce l'ho. Ed è vero, ma ciò non toglie che mi dispiaccia davvero tanto. Questo è il primo passo per tornare alla normalità, almeno a quella mia. Ho lasciato persone che non sanno dove saranno tra due settimane, che il nostro campo sarà l'ultimo a essere smantellato, ma il tempo passa in fretta e quando si vive alla giornata ancora di più.
Chi vivrà, vedrà.
Anche se i post sono già sporadici, non chiuderò il blog. Aspetterò la chiusura della tendopoli.
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lunedì 31 agosto 2009
Le tendopoli stanno chiudendo. Una dietro l'altra, stanno spedendo i loro ospiti nelle tendopoli più vicine al (fu) centro della città, tra queste c'è anche la mia. Ieri sono andata a pranzo al giapponese e di ritorno, satolla e soddisfatta, mi son trovata davanti un camioncino pieno di reti e di materassi e intorno a questo i protettori che due la volta li portavano in giro. Inizialmente credevo stessero togliendo dei posti letto, poi parlando con una ragazza ho saputo che sposteranno da noi gran parte delle persone che non troveranno sistemazioni alternative alla tenda. La nostra tendopoli è piccola e ben organizzata. Ormai noi popolani ci conosciamo tutti, dopo mesi abbiamo iniziato ad accettarci, a non parlarci o a uscire insieme. Speriamo che questo equilibrio, molto, troppo precario non venga a mancare. Perchè senno son problemi.
Ogni contingente che parte sono lacrime e io mi chiedo quale sarà l'ultimo. Siamo a quota XXII, l'ultima settimana di settembre dovrebbe essere il XXVI. Chissà che succederà. Vorrei non dover vivere la mia vita a settimane, non trovarmi a pensare "Cazzo, domani è Lunedì, emmo che faccio?", mi piacerebbe sapere cosa sarà di me e della mia vita anche a medio termine. Perchè sento il bisogno di ricostruirmi e ricostruire i miei punti di riferimento, nuovi o vecchi che siano, ma li voglio, li pretendo. Altrimenti delle mie gambe non saprei che farmene.
Ogni contingente che parte sono lacrime e io mi chiedo quale sarà l'ultimo. Siamo a quota XXII, l'ultima settimana di settembre dovrebbe essere il XXVI. Chissà che succederà. Vorrei non dover vivere la mia vita a settimane, non trovarmi a pensare "Cazzo, domani è Lunedì, emmo che faccio?", mi piacerebbe sapere cosa sarà di me e della mia vita anche a medio termine. Perchè sento il bisogno di ricostruirmi e ricostruire i miei punti di riferimento, nuovi o vecchi che siano, ma li voglio, li pretendo. Altrimenti delle mie gambe non saprei che farmene.
giovedì 20 agosto 2009
Sguazzo nella polvere. Davanti casa mia stanno costruendo le case temporanee permanenti, o come diavolo si chiamano, e le ruspe lavorano. Lavorano, lavorano dalla mattina alla sera. Devono lavorare, anzi, tanto di cappello agli operai, ma io sto soffocando. Non si possono aprire le finestre, non si può uscire dalla porta. La polvere è ovunque, e non oso immaginare i muratori come hanno i polmoni. Secondo me quando avranno finito se li sfileranno e li sgrulleranno con il battitappeti. Torno in tendopoli e c'è la polvere, sulle scarpe, sui jeans, sulle lenti degli occhiali, negli occhi, nel naso. Ho ance smesso di fumare, sentivo i polmoni appesantiti.
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