sabato 2 maggio 2009

Oggi è giornata di partenze.
I gruppi della protezione civile lasciano la tendopoli di Venerdì o di Sabato. Almeno quelli di Acquasanta.
E gli scorsi week and i volontari si scambiavano numeri di cellulare, indirizzi e-mail, si scrivevano saluti e frasi affettuose sulle t-shirt e sui cappellini.
Era bello, divertente ed anche triste. Perchè la partenza dei protettori più simpatici è un po' come la partenza dai villaggi turistici. Un permanente stato di malinconia che dura tutto il tempo della colazione. Ma non appena si esce dal tendone mensa, torna tutto come prima. Perchè per noi non è la fine della vacanza.
Ed oggi tutti che facevano foto. Civili abbracciati a volontari e volontari abbracciati ad altri volontari. Tutti sorridenti ed assonnati, con la bocca che sapeva di caffè.
Ed io mi stavo godendo l'addio, seduta su una ruota di legno, bevendo il mio caffè, quando quattro uomini semi vestiti in divisa, sono corsi fuori una tenda militare, tirandosi dietro una brandina. E sopra c'era un uomo, in mutande, sdraiato sul letto che cercava di coprirsi. E rideva.
L'hanno scaricato al centro del campo, l'hanno accerchiato ed hanno iniziato a fotografarlo.
E poi l'hanno ricaricato in spalla e riportato dentro la tenda.

So che le associazioni di volontariato, come la Misercordia e l'Anpas, propongono settimanalmente ai singoli volontari di partire. Poi sono loro, compatibilmente con gli impegni lavorativi, a decidere se venire o meno. E tutti quelli che ci lasciano sperano sempre di tornare presto.

Stamattina era bel tempo. Non c'era il sole ma almeno non pioveva e non tirava vento.
Stamattina, per il secondo giorno di fila, sono riuscita a fare la doccia.
E stamattina, mentre mi lavavo, ho origliato.
Davanti la mia porta, chine sui lavandini, c'erano due donne intente a fare il bucato.
La prima era slava e l'altra italiana, che parlavano delle reciproche sciagure. La donna italiana viveva a San Francesco. Un quartiere de L'Aquila. La sua casa è da abbattere e le sono morti cinque amici.
La donna slava è sola. Casa sua era in periferia, non so dove, ed è crollata. Suo marito vive e lavora in Macedonia, suo figlio in Grecia, e lei sta qui a fare la badante ad una donna anziana. Alla quale stava lavando una sottana.
Era amareggiata e strofinava il sapone con rabbia. Ripeteva che questa è la vita, ma che è stanca e che non ne può più.

Ieri è stato il giorno del cambio delle lenzuola.
La gente si accalcava al magazzino ad aspettare la biancheria.
Ed una donna dietro un tavolino registrava i nomi e la consegnava.
E girando per il campo c'erano i materassini a prendere l'aria, reti scoperte e mucchi di lenzuola sporche.

Durante questi giorni di pioggia, inoltre, alcune tende si sono allagate.
Le tende, infatti, sono posate sul terreno dello stadio da rugby, non considerando il problema fango.
Ed in questi giorni le ruspe hanno sparso il brecciolino ovunque, non lasciando spazio alla terra.
I volontari hanno deciso di alzare anche le tende, per sistemare il suolo sottostante.
Uno alla volta, hanno sgomberato i tendoni dai letti e dalle cose personali degli inquilini, otto uomini li hanno sollevati e li hanno posti al centro del corso. Sulla parte lasciata scoperta è stato seminato il brecciolino. Che drena l'acqua ed isola dal fango.
Tra ieri ed oggi sono state omologate due file di tende. Nel giro di cinque o sei giorni dovrebbero sistemare tutto il campo.

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